Big fish



 Ti eri ripromesso da tempo immemore di guardare questo film, se non altro perché nel panorama Burtoniano ti mancava, e chiunque nel mondo ti incontrava strabuzzava gli occhi quando dicevi che era ancora nel tuo listone giordano di cose da fare. Ecchecivolete fare, life passes, life passes, don’t let it pass you by….

E così, forte della tua incapacità di prendere sonno  in questi ultimi due anni e di un mal di schiena che da una scala da zero a datemi-una-scatola-di-oki-tutta-insieme che raggiunge i massimi stagionali grazie alle tue ultime prodezze sullo snowboard hai deciso che era giunta l’ora di sciropparti anche questo raggio-blu.

Embè dice, cosa ne è venuto fuori?
Insospettabilmente sapevi che ti sarebbe piaciuto. Ma fatemici arrivare alla fine fatemici…



Quello che ti è piaciuto e che secondo te distingue questo film (e che a tuo parere lo rende unico dal resto dei film di Burton) è che fino ad oggi quel regista li ha sempre girato film di storie fantastiche  ambientate in mondi di completa fantasia, mentre qui oltre agli stilemmi classici del suo genere assistiamo ad una storia matura su più piani, ad un rapporto inscindibile fra il piano fantastico e reale raccontato dal protagonista, Edward Bloom, nel suo rapporto con il proprio figlio ormai divenuto uomo, che per una vita si è sentito raccontare da suo padre la sua vita attraverso racconti al limite dell’incredibile.

A fronte di avvenimenti da fiaba paurosa-ma-non-troppo, il figlio di Ed Bloom si trova in questi 125 minuti a ricostruire la vita di suo padre, giungendo al suo capezzale a seguito di un serio problema di salute.

Il rapporto con lo stesso, l’incapacità di accettare QUELLE storie che lo hanno fatto crescere vedendo nel padre il dio che nella media ogni figlio vede, crea nel figlio un rapporto ormai difficile nel non capire chi sia veramente suo padre, arrivando a rifiutare questa figura nella ricerca di un senso a quello che queste due vite sono realmente state.

A fronte di uno stile narrativo apparentemente semplice ma ricco di spunti di riflessione come solo Tim sa fare, questo Big Fish ti fa tornare ancora una volta a riflettere sul TUO ruolo di papá, sulle scelte giuste o sbagliate che stai facendo con e per tuo figlio.

Sei convinto che a volte a pensare di far del bene nn sempre le cose nn vanno come vorresti. Poi guardi il film, e ti rendi conto che mentre alla disillusione che alle volte porta la vita reale la figura di papá Edward, alla fine è quello dei due che resta piú bambino in questo suo fantasticare, e che forse è proprio questo a salvarlo anche nei momenti piú difficili, al contrario di suo figlio che, nella commedia umana di tutti i giorni forse non ha ancora trovato il suo posto nel mondo.

Un altro monito Burtoniano a capire il reale valore della vita quindi? Certo che si, poichè il suddetto piano reale restituisce un durisssimo pavimento dove, quando ognuno di noi cade, sbatte la faccia facendosi sempre più male.

Sta a noi quindi, grondanti sangue, ad alzarci e ricomporre i pezzi per andare oltre, magari trovando in fondo l'ironia, il sorriso e la forza di capire che a conti fatti ogni tanto ci siamo dimenticati la gioia di vivere ed il divertirci che ci vengono strappate di tanto in tanto sin da quando veniamo al mondo.

Voto: 5/5

Eeeeeeh. Lo so. Ma è Burton ladies and gente. Un talento indiscusso dalla prolifica mente creativa che, se giá agli albori della sua carriera sapeva come fare i suoi film, continua a far crescere il suo talento capendo che tasti premere per regalarci visioni sempre piú nitide e chiare di come dovremmo essere.

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