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Visualizzazione dei post da 2019

Requiem for a dream

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Ho sempre amato l'alternarsi delle stagioni. Ognuna ha un suo fascino particolare. L'estate della vita inneggiante a sè stessa. l'Autunno del suo colorato declino. L'inverno del bianco silenzio; e  ho sempre adorato chi sceglie le stagioni come struttura narrativa, si tratti di un film, un libro, un fumetto, un videogioco.

Bad Religion - Suffer (lacolonnasonoradellatuavita#14)

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(English Version @ the bottom) Cosa succede quando la disperazione ed il logorio di tutti i giorni non lasciano alternative al ribellarsi, se non quella di lasciarsi andare nel totale nichilismo perdendo noi stessi?

Quando il giocattolo si rompe

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Role models è una storia edulcorata di bambini abbandonati. Un tentativo di due poveri sbandati e fannulloni che, mettendo il loro culo nelle pedate, si trovano a scontare una pena facendo un lavoro socialmente utile per una associazione non-profit che li affianca a due di questi bambini. E se all’edulcorata e patinata comicità emmerigana si ride spesso e volentieri di fronte a questi 101 minuti girati da David Wain (regista ed attore di gran carriera) la verità che io personalmente ho colto è tutt’altra. Mi è capitato di pensare, in questi anni, a situazioni troppo difficili, variegate e complicate fra loro: ad esempio, nelle famiglie di cui ho fatto parte nel ruolo di papà, educatore, amico, cacciatore di zombies, bersaglio mobile e caposquadra di scorribande nerf, e UDITE UDITE, come adulto. La verità dietro a questo “Role Models”, senza che si debba leggerlo troppo fra le righe, è che, ad un certo punto della nostra vita, tutti cresciamo (Ma vaaaa?). Assumersi d

Povera Sarah!

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Alcuni dicono che il destino di ognuno di noi sia già segnato. Cosa ne penso? Che l’essere fatalisti non sia del tutto negativo. Ne parlavo giusto l’altro giorno con un’amica che non vedevo da un ventordicilione di anni; Se uno è fatalista, questo non implica che automaticamente debba rassegnarsi passivamente al destino che è già scritto per lui.

Il pianeta verde

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Se penso al cinema francese la prima cosa che mi viene in mente è “il tempo delle mele”, vuoi forse perché è il primo film francese che ho visto in vita mia, vuoi perché, essendo collegato agli anni in cui scoprivo le ragazze era palestra di vita per quanto riguarda balli lenti, feste delle medie con il bicchiere con il mio nome, primi limoni e via dicendo.

Evergreen notturno protonico scritto come se avessi sei anni.

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Da bambino ero a casa del Matteo, dove non si mangiava mai a pasto. C’eravamo io, il Matteo ed una dispensa che quando la aprivi sembrava un portale interdimensionale da dove cadevano scatole ammassate di girelle motta, macine del mulino, cioccorì e caramelle Rossana. Strana dieta, a casa del Matteo.

Juno (gli scelti da voi)

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Benvenuti ad un’altra parentesi difficile della mia esistenza. Prego siorre e siorri, pagate il biglietto, per le prenotazioni sull’internet a questa puntata di “mettere le pedate nel culo quando la vita va così bene” arrivate venti minuti prima per la conferma, grazie. Non tutti sanno che, più di qualche anno fa ci sarebbe stata la possibilità che diventassi papà ben prima di quelli che erano i miei programmi (Leggesi: non avevo programmi in merito).  In quegli anni (era il 2001) era tutto così distante dal volere un figlio che non avevo mai riflettuto sul cosa sarebbe stato trovarmici. E le premesse che faccio abbattendo ogni forma di ipocrisia, furono che nella mia frequentazione del tempo non c’erano nemmeno i presupposti per pensare ad una cosa del genere. Lo ammetto. Non ero pronto ad avere un figlio. Non che poi uno sia veramente pronto, anche quando lo cerca. Ma sicuramente in quello scenario non so che avrei combinato e cosa sarebbe successo davvero. E questo re

Una vacanza inaspettata

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Avevo nove anni, quando, una mattina di aprile, la nostra maestra ci mandò a casa dieci minuti dopo il suono della campanella. In quei dieci minuti, ci raccontò velocemente che, da qualche parte, in Europa, era esplosa una centrale nucleare e che, le nostre vite, anche se minimamente, potevano essere in pericolo; parlava di aria ed acqua inquinate, e che le generazioni future avrebbero potuto, in qualche maniera, risentirne. 

Galeotto fu Cannarsi

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Ennesimo segno dei tempi che cambiano, ennesimo cambiamento nel modo di pensare da parte (ed agire) dei big player della TV on demand. Avevamo (io e nanerottolo ormai dodicenne) accolto con gioia e gaudio l'arrivo di Neon Genesis Evangelion su Netflix. Grande la gioia nel non dover tirare giù dai miei scaffali impolverati i divudì e i raggioblù ogni qual volta avessi voluto riguardarmi una delle più belle serie degli ultimi, chessò, vent'anni? Si, almeno vent'anni.

CF98 - rotten to the core

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Sembrano lontani, per questi CF98, i tempi in cui spensieratamente ma pur sempre ponendosi le giuste domande di adolescenti consapevoli e agitati, scrivevano quella prima release di Buffalo’s Eye; ed effettivamente qualche anno è passato, per i miei amici polacchi.

La mia rivincita - Gloria Vallata

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Stabiliamo subito una cosa, E non me ne si abbia a male per quello che sto per scrivere. L’autrice   di questo libro non è una scrittrice,   ma non ho potuto fare a meno di leggere con passione questo manoscritto, prima di tutto per la sua diretta genuinità. Quindi d'ora in poi parlerò direttamente a te, Gloria, in questa postata, e per svariati motivi; dritto, senza veli e senza paura, e penso tu possa capirmi con lo spirito giusto di una che ha trovato la forza e la gioia di sopravvivere nonostante tutto e tutti.

Eyes wide shut (accadde oggi#7)

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Ferma tutto! oggi nasceva la Kidman, quale migliore occasione per sbattere la contessa come immagine principale della postata e dimostrare la tua avvalorata tesi che andavi snocciolando ieri con una tua amica al bar in base alla quale, una postata con un'immagine di calcio o di donne desnude incrementeranno i click sul questo blog?

In caso di zombie #1

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Ben arrivati a questa nuova rubrica nonchè brevissimo breviario su come sopravvivere all'apocalisse Zombie. Partiamo da un presupposto fondamentale. Gli zombi, quelli pensati da Romero nel 1978 all'uscita del suo primo "dawn of the dead", erano creature che, ridotte ai loro minimi termini della putrefazione dei loro tessuti corporei, avevano la mobilità di un bambino di qualche mese che ha appena imparato a camminare: Il fattore horrorifico non dovrebbe stare nel quanto veloce questi possano deambulare, ma il panico scatenato da un’ondata di non morti (o vaganti, o tarantolati, o clicker , tutti termini con cui questa categoria di mostri sarebbe stata poi ridefinita negli anni) è dovuto al fatto che, per quanto i vivi possano essere scaltri, agili o veloci, loro saranno sempre troppi .

Black mirror, stagione 5 (il meglio di Netflix secondo te #10)

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Sarà che a pane e fantascienza ci sono cresciuto fin da bambino, sarà che ho Netflix da nemmeno un anno, ma quando la prima volta ho trovato black mirror nel listone delle grandi serie di Mamma-ENNE-e-non-la-enne-di-Nintendo, posso affermare (parere mio) a chi mi ha detto che solo le prime due stagioni dello “specchio nero” siano quelle davvero buone che si sbagliava di grosso. Ok, posso tentare di capire. Non tutte le puntate sono sempre allo stesso livello; ok, certe scelte sono sempre state discutibili qua e là. Ma parliamo pur sempre di una serie le cui tematiche e le regie hanno sempre rispettato uno standard di un certo livello. E di queste ultime tre puntate online da qualche giorno? Cosa c’è da dire? Cosa è cambiato rispetto al passato? Perché sia chiaro, se lo sto chiedendo è ovvio che qualcosa sia cambiato. Forse, magari, si tratta di quel bandersnatch che è passato spaccando i canoni della TV on demand tradizionali? O forse con i vari “White christmas” o i “meta

360 flip - Gratitude (la colonna sonora della tua vita #12)

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Tiriamola corta, per piacere. E non perchè questo "gratitude" non mi sia piaciuto. anzi, tutt'altro.

Gran Torino

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E quindi, dopo il Plumcake di 12 metri (e del peso approssimativo di 200 chili) da carie all'intestino dei ringraziamenti per gli auguri rieccoci qua. Volete DAVVERO sapere la mia opinione? Se avete cliccato su quel box nei socialcosi (volontariamente), o che siate approdati qui dai meandri della rete che indicizzano questo blog qua e là, evidentemente si.

42©

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SIAMO SERI, PER PIACERE! Sul serio pensavate che, ancora una volta, quel “grazie di chi si è ricordato di me oggi” mi sarebbe bastato? Andiamo, cazzo! Per me ringraziare tutti sui social così è come chiedere a Tiger Woods di giocare dentro ad uno sgabuzzino per le scope! (Nota per te stesso Francesco: a tal proposito, hai svuotato lo sgabuzzo dopo la festa dalle bottiglie di birra?) E quindi eccoci qui. Come l'anno scorso , per i ringraziamenti del vostro tempo che i più si fermano a siglare con quel riduttivo “grazie del vostro tempo” sui social cosi il giorno dopo, che a me suona veramente troppo sintetico ed asettico, come il più sentito “a te e famiglia” sfoggiato nelle "grandi occasioni". Scrivo appena il grosso della tormenta/festa/viaggio-inaspettato di questo weekend è passata, per lasciarmi scappare il meno possibile i ricordi di questi bellissimi giorni. Premessa dopo la premessa importante; C’è la vaghissima possibilità che, mentre scri

la forma della voce

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The “shape of voice” non è solo la storia di una bambina sorda che viene bullizzata dai suoi compagni di classe. Dare una forma ad una voce, ad un suono, per chi è in grado di sentire, è un dono forse troppo scontato che non si può capire. Come spiegare un colore a chi non può vedere. Ed in questi 130 minuti fra chi può sentire e non vuole ascoltare, e chi non può sentire ma, per i suoi problemi ascolta solo con il cuore, questa storia parla di intima unicità, di diversità, di meravigliosa originalità. Non spenderò una parola sul fatto che questo sia “solo” un cartone animato su netflix reperibile OVUNQUE (leggesi anime). A costo di sembrare ancora stronzo e dispotico; e voglio dire una cosa, della quale questo film mi è testimone. Alle volte non si tratta di girarsi dall’altra parte, semplicemente quando non si capisce qualcosa o qualcuno, ed a saperlo da sempre è Shoko, quella bambina da cui ho iniziato questa postata, quando un giorno piove inaspettatamente nelle vite d

Bad Religion - Age of unreason (la colonna sonora della tua vita #11)

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Potevi mancare dall’esprimerti sull’ultimo disco dei tuoi eroi-del-punk / migliore-band-punk-di-sempre / strafigherrimi Bad Religion, tua personale linea guida etico-morale dall’epoca in cui hai seriamente preso in considerazione le parole musica/punk-rock/hard-core?  Certo che no!  E giusto per, ti scusi per non essere stato ultimamente su questo trogolo abbandonando con quei due o tre che ti seguono. Eri occupato a pensare ad altre cose che ti stanno salvando. E considerando che anche questa band, qualche volta in vita tua, ti ha salvato dal tracollo-psico-fisico-due-punto-zero, trovi doveroso scrivere di questo “Age on unreason” visto che ed oltretutto, ti piace. Innegabile a questo punto ripensare a quell’imbarazzilione di dischi che la tua band preferita ha sfornato nella sua carriera.  Partire dagli albori di quello che oggi è IL sestetto punk dell’ultimo quarantennio (parere mio, ma anche no) significherebbe srotolare una matassa fatta di diverse line up,

The Dirt

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Che vita, Gente! Arrivo in ritardo di 24 ore circa a scrivere di questo ingombrante film sulle promesse e le scadenze che mi ero dato all'inizio del weekend appena passato, in cui questo “the Dirt” sfondava i teleschermi di mezzo mondo, come qualcosa che proprio non si poteva ignorare, perché troppo. Un troppo che si basta da solo; decisamente non ci sono altri aggettivi da affiancarci.

Povero George

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Questa storia del cominciare a leggere mi ha fagocitato in maniera orrenda, e così, oltre alla posologia dello sciroppo per quella tosse per cui dovrò smettere di fumare, ho iniziato a leggere di tutto. Anche i cartelli stradali. E statisticamente guido meglio, incredibile! Ma fra un fumetto di Batman che riscopro gloriosamente impolverato, ed un libro di poesie , passando per biografie di personaggi famosi, reincappo, a qualche giorno dalla festa del papà, in quella pila polverosa di libri di mio padre, quei tre volumi di cui lui, appunto, mi leggeva qualcosina prima di andare a dormire. Strano tipo mio padre. A 5 anni mi leggeva la bibbia. E per me che lo guardavo ammirato nella teatralità di quelle sere, mi pareva di assistere al più bel racconto fantasy di sempre (fino a che poi, un giorno, ho scoperto il signore degli anelli). Poi a 8 anni, mio padre ha capito che, se mi piaceva il fantasy, forse ci eravamo mancati nel capirci. Ed un giorno, rovistano su di uno scaffale,

Sò ragazzi, cresceranno! (stranger trailers che non ti aspettavi)

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Giochi sporco, giochi strano, giochi in casa. Ma lo ha fatto anche Netflix, ancora una volta. Perché non puoi iniziare il trailer di questo “stranger things 3” e con quella “home sweet home”, proprio quella del documentario sugli stessi moltey Crue che esce fra qualche giorno. Non si può pensare ad un fan service che esce dalla serie e rimanda ad un’altra produzione della stessa tv on demand. È una vigliaccata. Una enorme, bellissima vigliaccata. Che riempie gli occhi di lacrime a tutti gli over 35. Ma almeno, ma serio! Ma soprattutto che, visto dal punto di vista del marketing, getta un concetto che esce dal fan service del film per consacrare concettualmente il fan service per Netlfix stessa. Un'altro piccolo passo per netflix, un'altro grande passo per l'umanità, che rinrgrazia. E poi quella scena della scala mobile? Anche il George Romero di "zombi" ringrazia: E visto che ci siamo anche io ringrazio, perché credo che, all’indomani de

festa del papà tecnoratica 2.0 notturno

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I più mi direbbero che sto educando male mio figlio. Forse qualcuno ha ragione, ma non tutti. Perché se ieri,  in una scena di questo nuovissimo  “love, death & robots”  vedendo  il pollice alzato nella carcassa di un robot lui  ha visto la citazione di quel t-800 in quel “Terminator 2 - judgement day", capisco che il suo immaginifico generale, il suo retaggio, il mondo di cui ama innamorarsi di quel nostro "fazzoletto di terra comune" e di cui vuole acculturarsi leggendo, guardando, giocando è mille spanne sopra alla media dei suoi coetanei. 

Neve - Maxence Fermine

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Neve è una storia tanto bella quanto straziante.  Neve è un sogno, narrazione di un amore impossibile da raggiungere che attraversa le generazioni, che lascia chi legge sempre più senza parole pagina, dopo pagina, dopo pagina.  Neve è il nome dell’ennesima donna bellissima ed irraggiungibile che qui prescinde da ogni concetto terreno di amore, perché lei è l’amore. L’amore per quel suo essere oltre a tutto e a tutti, mentre tutti la guardano volteggiare sopra la fune sulla quale ama camminare silenziosa e leggiadra come la più bella nevicata invernale da guardare in silenzio con gli occhi di un bambino, provando quel brivido che le serve a sentirsi viva, così unica e speciale oltre a quel suo essere irraggiungibilmente bella. Leggere queste centosette pagine è una meravigliosa alchimia in cui ogni parola è pesata e messa nel suo posto, portando questo libro a diventare un poetico crescendo di personaggi, le cui esistenze si incrociano come in una bellissima magia pe

Candidato a sorpresa

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ATTENZIONE! questa recensione contiene cunilingus, fellatio, feci (beh, quelle no, ma faceva figo scriverlo), scandalo e sesso in cambio di favori politici. E' fatta apposta per turbare ed offendere le menti ottenebrate che si sentiranno chiamate in causa (cosa che non volevo fare) ingiustamente, perchè, il film di cui parlerò, è imperniato su queste tematiche. A tutti gli altri, buona lettura. Tutto questo per dire che, parlare di politica ad un qualsiasi livello è, praticamente sempre, mettere il culo in una pedata grande così. Per cui non sono qui a parlare di politica, sperando che chiunque possa sentirsi offeso qua questa recensione (politico e non) sia abbastanza intelligente da capire che ormai nel cinema, parlare di uno scenario politico come quello di questo “candidato a sorpresa” sia, fondamentalmente, satira (E come ci ricorda il buon Luttazzi, la satira fa un po’ quel cazzo che le pare).  Quello a cui ho ripensato, riscavando nei recessi polverosi della mia me

Another Trejo's night

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Le urla sguaiate in un disco portato a degli eccessi e dal limite della disperazione non piacciono a chi “ascolta” solo musica senza farsi troppe domande sul cosa viene detto. La dura realtà fa troppo poco mainstream, a quanto pare. Ma in fondo lo capisco; i problemi di ognuno di noi sono uno specchio troppo difficile attraverso cui guardarsi? Per i più si, Ma non per tutti. Soprattutto lì, in quella palla di fango che si colloca fra Venezia e Mestre, da dove vengono questi Danny Trejo, e da dove, (ricordiamolo per l’ennesima volta, ed orgogliosamente) vengo anche io. E comunque, a chi non capisce la maggior parte della sfera che, dirò bonariamente, rientra nell'alternativo, avrà sempre bisogno di canzonette confortanti o mapazzoni che spiegano l'amore, e l’industria discografica avrà sempre bisogno di nuova carne da cannone per vendere tracce audio in un’epoca in cui, il digital delivery sta ammazzando i gruppi sui vari stores on-line. Scenario già di per se’pessimis

Una storia da raccontare - parte seconda

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A che punto ero restato nell'altra storia da raccontare? All' EP con il Ponte degli Alpini di Belluno in copertina ? Si, ero fermo li. Era una storia ferma a tredici lunghissimi anni fa. In cui sono cambiato, ma non ho mai mollato. In cui ho deciso di mollare alcuni ed alcuni hanno mollato me. Ma io con me stesso no. Mai. Vorrei solo che tutti vedessero la mia faccia oggi, però. Vorrei provassero quello che sto provando oggi, che questo album “quasi” completo ha visto, finalmente, la luce.  Cosa rappresenta questo momento per noi, Ishwara? Credo si tratti di qualcosa che era restato in sospeso. E ci è sempre restato lì, sul groppone, come una scimmia rumorosissima in casacca che sbatte dei piatti mentre passa la parata, a ricordarci che non si lascia mai un disco in sospeso, come la vita. E da oggi, al di là del dopo, se ci sarà, abbiamo fatto pace con la scimmia. Un lungo percorso in cui, forse, avevamo perso le speranze. Ma bisognava farlo. Come un film a budget

Cara Netflix

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  Cara Netflix, Oggi faccio una cosa che non pensavo avrei mai fatto a quarantuno anni. 

Ricordi sporchi, ricordi belli

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Recentemente qualcuno mi ha detto che tratto argomenti talmente specifici in queste pagine e che, per questo, rischio di sembrare troppo snob. Personalmente sono sempre aperto (fin dove possibile) al dialogo, ed una considerazione come questa non può che farmi riflettere. Poi, sui socccccial irrompe come un tuono potentissimo questo trailer.  E' ufficiale: Netflix racconterà una delle storie del rock più incredibile di sempre. Quella Dei Motley Crue.

Questione di prospettiva

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La spaventosa crescita di mio figlio non smette di stupirmi. In questi ultimi mesi l’evoluzione del Federico-pensiero si sta gradualmente spostando dal semplice chiedermi cosa ne penso di questo e quello, ad aprire verticalmente gli argomenti, fornendo all’orizzontalità di quello che facciamo o che proviamo insieme a livello temporale degli spunti di ragionamento che sfiorano la premonizione delle idee che vengono in mente a me. Posto che, non credo ci voglia un granché a mettersi a livello della mia capacità intellettiva, colgo in questa premessa lo slanciarmi, ancora una volta, verso il mondo che si para davanti alle generazioni future. E vedere questo “big mouth” è l’ennesima conferma che, a pensare come la media dei genitori (per cui ho rispetto, sia chiaro) io stia, ancora una volta, sbagliando. Il fattore generazionale che porta Netflix a parlare di sesso un una serie animata a cavallo fra l’adulto e il politicamente scorretto, mi fa ripensare a quando I “Simpson” i