Quando il giocattolo si rompe
Role models è una storia edulcorata di bambini abbandonati.
Un tentativo di due poveri sbandati e fannulloni che, mettendo il loro culo
nelle pedate, si trovano a scontare una pena facendo un lavoro socialmente utile per una
associazione non-profit che li affianca a due di questi bambini.
E se all’edulcorata e patinata comicità emmerigana si ride spesso e volentieri di fronte a questi 101 minuti girati da David Wain (regista ed attore di gran carriera) la verità che io personalmente ho colto è tutt’altra.
E se all’edulcorata e patinata comicità emmerigana si ride spesso e volentieri di fronte a questi 101 minuti girati da David Wain (regista ed attore di gran carriera) la verità che io personalmente ho colto è tutt’altra.
Mi è capitato di pensare, in questi anni, a situazioni
troppo difficili, variegate e complicate fra loro: ad esempio, nelle famiglie di cui ho fatto
parte nel ruolo di papà, educatore, amico, cacciatore di zombies, bersaglio
mobile e caposquadra di scorribande nerf, e UDITE UDITE, come adulto.
La verità dietro a questo “Role Models”, senza che si debba leggerlo troppo fra le righe, è che, ad un certo punto della nostra vita, tutti cresciamo (Ma vaaaa?).
La verità dietro a questo “Role Models”, senza che si debba leggerlo troppo fra le righe, è che, ad un certo punto della nostra vita, tutti cresciamo (Ma vaaaa?).
Assumersi delle responsabilità non sempre è facile, ed ai
lunghissimi giri di parole per spiegare un concetto semplicissimo di un
bambino, ad un certo punto capita non ci sia più la voglia di perdere tempo, di
ridere di gusto, di fare una gara di rutti (soloperdecenniskillati © ) partita a pallone, o di passare una notte in
tenda a parlare di vecchie storie di fantasmi e delle tette. (Hey, parlo pur sempre da papà di un dodicenne!)
O (ultimo ma non meno importante) di vedere i propri figli
crescere. Questo succede perché nella vita è tutto complicato, e se crescere
comporta dover ottimizzare il proprio tempo, perdendo quella voglia di “fare qualcosa
tanto per essere felice”, alle volte si rischia di scegliere le proprie
priorità di fronte a quelle dei propri figli. Ed allora il giocattolo si rompe
per sempre.
Ho visto (anche recentemente) troppe storie
simili a questa, e nel mondo reale mi fa male. Perché non ci sono mai ragioni
sufficienti per abbandonare un bambino, a qualsiasi livello. E ritengo che per chi, al meglio delle
possibilità, decide di restare, il grande messaggio che debba essere colto in
questo film è che non è mai troppo tardi.
Per capire il mondo dei nostri
bambini, per entrarci e farci contaminare. Non è mai troppo tardi per cercare
di ascoltarli, anche quando per noi “sono solo videogiochi” o “sono disegni
incomprensibili” o ancora “sono solo cartoni animati”.
Il rischio, a ben
pensarci, è di farci ricordare, quanto un tempo fosse così bello essere felici
con così poco. Gare di rutti a parte, ovviamente.
Voto: 4,5/5
Una commediola dai toni vivaci aiuta sempre a sdrammatizzare.
Quando poi porta anche a pensare sul cosa fare della propria vita over 30 e 40 ed hai figliato,
tanto meglio!
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