H2O - Nothing to prove (lacolonnasonoradellatuavita#4)



Ai tempi del loro "Faster than the world" e del loro "Thicker than water", nemmeno a dirlo, tu eri un regazzì nella vera e gloriosa scena mestrina in cui i gruppi punk, hard-core e qual-si-voglia-genere-underground nascevano e morivano come funghi.

Non pensi di aver lasciato segni indelebili lì, a parte qualche demo qua e là, qualche pacca sulla spalla e qualche complimento dopo che ai tuoi concerti te ne scendevi sommestamente dal palco, e tante, tante ma tante nottate devastanti ed incredibili. Ma ci sei passato. E ci hai creduto.

Cosa resta di quegli anni in te?
Sicuramente, senza battere ciglio e/o pistola alla tempia risponderesti subito-nemmeno-pensandoci che la musica ti ha salvato. Ti ha indicato la via. Ti ha insegnato a crescere e pensare diversamente, al di là del reale valore del tuo "io musicista". Oggi sei più vecchio, molliccio sui fianchi ma non puoi e non vuoi nemmeno lontanamente pensare che tutto questo sia passato. Questo è quello che sei. E morirà con te.

Questi H20 sono così. L'hard core Newyorkese è così. E' una lunga storia di tradizione e di gente che nel tempo ha provato a distinguersi partendo dal basso, forse finendo per amalgamarsi in un sottogruppo più eterogeneo rispetto a chi si rassegna che deve essere tutto uguale, che la routine ti darà sempre la sicurezza di cui hai bisogno, o che le effimere soddisfazioni e il lasciarsi andare ogni giorno di più (in qualsiasi senso lo si possa intendere) sono forse la soluzione più ovvia tristemente volta ad uno stillicidio di massa.

Questo disco rappresenta la retrospettiva di una prospettiva durata molti anni. Per te è stato un esempio da seguire laddove nei momenti più difficili (che non finiscono davvero mai) hai trovato, appunto, la salvezza.

Qui si fa sul serio. Integrità, coerenza ed etica non sono solo parole. sono prospettive, sono promesse destinate a durare nel tempo nella visione della grande famiglia della scena, del proprio retaggio, nella consapevolezza che, cadute a parte e scivoloni colossali il tutto non si può ridurre a compromessi sconvenienti, ma deve senza "se" e senza "ma" essere un incipit alla crescita individuale e collettiva. Ed una ragione per alzare la testa e rimettersi in piedi sempre. Ogni causa persa o vinta che sia, ogni singolo passo deve essere fatto nella direzione giusta e nel pensiero che il mondo non è Nostro. Lo abbiamo solo preso in prestito ai nostri figli.

E così, questi 20 minuti abbondanti concentrano nel loro story-telling-prima-dell-era-dello-storytelling la consapevolezza che, nei problemi e nelle situazioni di ogni singolo giorno tutto ha avuto un senso, ognuno è stato al suo posto (che più o meno era quello giusto) e che è stato lasciato un segno nel tempo che rimarrà, chiaro ed indelebile nella memoria di tutti.

La promessa è stata mantenuta ancora una volta nelle strade dell'hardcore Newyorkese? Si! Massiccio e compatto come non mai. E questi H20 lo realizzano ancora una volta assieme ai loro amici e compagni di scena, i vari Lou Koller, Roger Miret, fino ad arrivare ad uno splendidamente malinconico Matt Skiba in quella "What happened?" lì, che chiude in maniera commovente un grande album e lascia sperare per il futuro di un genere la cui vera passione, il lavoro duro, le speranze ora vacue, ora vane ed alle volte ben riposte sono la vera maniera per tirare avanti, anche quando le spese sono più grandi dei guadagni.

Voto 5/5

Per te un grande tuffo nel passato che ti fa sentire ancora parte di qualcosa. Per Il quartetto Newyorkese una grande conferma che quello che è stato fatto con sacrificio ha mostrato il valore di una fede cieca in quello che hanno sempre cercato di essere. Un glorioso gruppo hardcore. H2OGO!


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