La regina degli scacchi (il meglio di netflix secondo te #11)


 

L'ennesimo manifesto femminista sul potere delle donne? Una storia di rivincita sociale in cui gli esclusi (l'esclusa) alla fine la spuntano credendo profondamente in sè stessi? O ancora, l'ennesimo bull's eye messo a segno da mamma netflix?

 

Non lo so. Il fatto è che forse non scrivo più su questo blog da così tanto tempo che mi pare quasi di aver da scrivere su così tanta roba da non saper più da dove cominciare. Avevo altro per la testa, scusate.

Poi addirittura mi succede che la gente mi scriva sui social cosi, chiedendomi che fine ho fatto e che gli piace come scrivo. 

Ed allora rieccomi qui, popolo di sbandati i cui animali domestici aprono questo link quando vi si appoggiano sulla tastiera perchè è calda e lì si sta tanto bene. Perchè a dire il vero, dopo così tanto tempo, mi chiedo chi leggerà queste righe.

Ma saltiamo di frasco in pala direttamente a questa serie, perchè se proprio dovevo tornare a scrivere di qualcosa, almeno inizio dalle ultime cose che mi sono piaciute particolarmente.

La vertià su questa storia, quindi? Nessuno vorrebbe essere Beth Harmon, la protagonista di questa miniserie (per ora) di sole 7 puntate targata Netflix che, tanto per cambiare, ha fatto un lavorone. 

Nessuno vuole essere Beth, dicevamo. Perchè se questa bambina trova il suo mondo e la sua affermazione negli scacchi fin dalla tenera età, un perchè c'è. In una società patriarcale e maschilista (leggesi gli IUESSEI del 1950) alla nostra well-loved andrà troppo stretto l'imprinting che la vuole futura mamma e massaia. E il vivere in un orfanotrofio dove il massimo della vita è imparare a cucinare, cucire e fare bene all'amore con il proprio futuro marito, la piccolina trova la sua unica comfort zone fra torri, alfieri e regine.

Quello che personalmente, oltre alla storia veramente ben scritta, mi è piaciuto molto, è il messaggio che alla base secondo me risulta talmente semplice da non essere capito da chi punta vedere in lei un simbolo femminile e femminista, e in cui, guarda caso, mi sono immedesimato.

L'ossessione della protagonista non nasce da un bisogno di affermazione; piccola Beth non ha famiglia, non ha futuro, e questo tipo di disagio non ha sesso, o una faccia ben definita. Ok, essere una donna che vive in un contesto come quello è peggio. Ma non è quello il punto. Lei non cerca la rivalsa sociale perchè qualcuno le dice che deve studiare e diventare un rispettabile membro della società.

Beth incarna lo spirito di iniziativa umano. Lei ascolta quella vocina che molti di noi ignorano da troppo tempo, mentre molti altri non l'hanno mai sentita.

Con un gioco.

Beth vede la via di fuga in quell'ossessione che la tiene sveglia la notte. E questo la salva dalla sua condizione umana molto più complicata delle sue coetanee.

Questo mi è piaciuto di questa serie: "La regina degli scacchi" è, fondamentalmente, un monito per tutti noi e per le passioni che dovrebbero muovere la nostra fede cieca portandoci a quello stato di loop mentale per farci sopravvivere alla vita di tutti i giorni e magari, inconsapevolmente, ad affermarci dando un senso al tutto.

Perchè attraverso quel mondo di regole, aperture, schemi, confronti continui (e a tratti difficili) con sè stessa e gli altri, lei compierà il suo destino, educandosi su quella scacchiera a diventare un simbolo come essere umano prima che donna, portandola ad essere veramente felice.

Voto: 4/5

Storia intensa, da gustare in un pomeriggio. Spererei in qualche altra puntata, ma va già bene così.

 

Commenti

  1. Finalmente!!! Bravo Cesco, l’avevo adocchiata più che altro per il tema scacchistico. Ma andrò oltre....

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