la forma della voce



The “shape of voice” non è solo la storia di una bambina sorda che viene bullizzata dai suoi compagni di classe. Dare una forma ad una voce, ad un suono, per chi è in grado di sentire, è un dono forse troppo scontato che non si può capire. Come spiegare un colore a chi non può vedere.

Ed in questi 130 minuti fra chi può sentire e non vuole ascoltare, e chi non può sentire ma, per i suoi problemi ascolta solo con il cuore, questa storia parla di intima unicità, di diversità, di meravigliosa originalità.

Non spenderò una parola sul fatto che questo sia “solo” un cartone animato su netflix reperibile OVUNQUE (leggesi anime). A costo di sembrare ancora stronzo e dispotico; e voglio dire una cosa, della quale questo film mi è testimone. Alle volte non si tratta di girarsi dall’altra parte, semplicemente quando non si capisce qualcosa o qualcuno, ed a saperlo da sempre è Shoko, quella bambina da cui ho iniziato questa postata, quando un giorno piove inaspettatamente nelle vite dei suoi nuovi  compagni delle elementari.

L’aver visto questo film mi ha fatto ripensare tanto ai miei affetti, a mio nipote, che all’improvviso è piombato nelle nostre vite, trovandosi in un mondo in cui ha sempre lottato per avere il rispetto degli altri, e scrivere questa recensione mi lascia con quell' amaro in bocca verso chi da tutto per scontato.

Solo chi non ha mai avuto, alla fine può capire. Per tutti gli altri, alla fine questo film andrebbe visto, perché la vera bellezza di Shōko sta nel capire senza riuscire a ribellarsi, e non perché non ne sia capace, ma perché per quanto lei ci provi il mondo non solo non è pronto a capirla, ma non è in grado di pensare a come esserlo.

Ed in uno scenario così, chi guarda questo film non può restare impassibile e non fermarsi almeno per un attimo a pensare che alla fine,i veri sordi, siamo tutti noi.

Noi che non abbiamo che orecchie solo per noi, alle volte; noi che per la paura di non essere capiti, non vogliamo capire, ed ancora una volta noi, che alla fine, dando tutto per scontato, capiamo il valore di qualcosa o qualcuno solo quando viene a mancare.

La “forma della voce” è un urlo silenzioso (infatti il titolo originale, non a caso, è “a silent voice”) e straziato che esce da un coro di voci, altrettanto disperate ed incapaci di cantare insieme, risultando alla fine un brusio indistinto.

Ancora una volta solo chi saprà guardarsi intorno, chi cercherà lo sguardo di Shōko e cercherà di comprendere la sua bellezza, troverà uno specchio in cui riflettersi e capire un po’ se’stesso, portando per mano lo spettatore in una commovente storia che, alla fine, ci riguarda un po’ tutti.

Voto: 5/5

Non sempre si tratta solo di cartoni animati, o di videogiochi, o di roba da nerd, o da Otaku.
Questo "silent voice" è la prova vivente e tangibile (sia per genere che per tematiche trattate) a cercare di capire ciò che non vogliamo ascoltare, o vedere. Il rischio, in fondo è di ritrovare noi stessi.



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