the beautiful lie (the last of us)




Pensi di poter dire che questo post è in stato di bozza dal primo giorno in cui hai aperto questo blog.

Ma facciamo un salto indietro. Perchè il piano editoriale privo di attriti generato dal destino di questo blog funziona così:

A- ti viene in mente qualcosa di cui scrivere che saprai piacerà (o almeno lo speri)
B- apri un nuovo post in cui scrivi il titolo della cosa (Affibiandolo alla rubbbbrica se ce ne è una)
C- salvi la bozza e lo lasci li, fino a che non hai voglia di scirverci su

E così, al passo delle stagioni lente ed inesorabili, questo post qua è in bozza dal primo giorno che il blog è in piedi. Inezia? no. Dimenticanza? mmm....forse. Logorio della vita moderna? ecco.... si
Ma in realtà c'è di più. e chi ha giocato a Last of Us lo sa. 

Ma non parliamo di chi ci ha giocato. Ne' parlerai ai gamer della prima, seconda ed ultima ora.

Parlerai invece a chi non gioca affatto. Parlerai di dramma, di struttura narrativa, di umanità, di narrazione, di maturità, di profondità, intuizione. genio.

Perchè queste parole qua, a voi che state leggendo e che giudicate noi che nei videogiochi ci crediamo fino a lacrimare dagli occhi dopo ore che siamo davanti al monitor o tv che sia, Voi che siete cresciuti giocando all'aria aperta e che giudicate aspramente chi come noi si è "rincoglionito di videogiochi" (che poi sfatiamo questo mito una volta per tutte, anche noi siamo mica sempre stati così, chiusi in casa come alienati); ecco. questo post è per voi. che non siete noi. E che non potete priprio capirci.

Quindi, cari mamme, papà di tutte le ere videoludiche e di tutte le realtà parallele a questa,
Sappiate che chi scrive da questa parte della barricata ha 40 anni. Non sei un vlogger come i vostri figli decenni o poco più vogliono essere per avere il loro quarto d'ora di notorietà sul tubo. Forse non capite nemmeno quello, lo temete nel nome del demone privacy.

Ecco. il punto come al solito è il gap generazionale di come eravamo noi e come sono loro. E' questo che ci porta a non capirci. Ma oh, il mondo cambia, n'eh!

Ed quindi eccoci a questo Last of  Us. Perchè laddove il piacere di un buon film di qualsiasi fatezza ci riuniva la sera di fronte alla tv, questo gioco arriva come incipit ad un' evoluzione dell' intrattenimento, non solo pensato da persone che sono cresciute a pane e videogiochi. Quelli che hanno pensato ad un prodotto come questo sono i bambini di ieri di fronte ad un atari 2600, quelli che giocavano a rincorrersi ed a spararsi, quelli che il gelato delle 4 era un momento per parlare del cartone di turno e del "pensa che bello se si potesse vivere dentro a quel film o cartone animato", che oggi sono diventati uomini ed hanno trasformato il loro retaggio in passione, cultura, sentimento, e portando il concetto di film ad evolversi in esperienza immersiva. E dove oggi i 40enni cerchino l'immersività in una tv di ultima generazione "perchè-si-vede-meglio" questo gioco scardina il fattore tecnico (comunque altissimo) in favore di una grande storia umana, frutto di un'amore ed un rispetto per il proprio lavoro, oggi molto rari da trovare.

E qui trama, struttura, personaggi, azione, fasi introspettive, deus ex machina, coinvolgimento ed immedesimazione concorrono tutti a creare l'esperienza perfetta.

Perchè c'è la storia triste, c'è la protagonista, c'è il salvatore buono ma burbero e disilluso e ci sono i cattivi, tutti pensati per far parte di un mondo incredibilmente spietato dal quale, chi decide di iniziare il percorso di questa incredibile storia non potrà che innamorarsi della stesso, provare pena, sospirare di fronte all'ennesima prova superata, arrabbiarsi per le ingiustizie della vita di fronte al quale la giovane eroina si trova a dover crescere troppo in fretta, e pian piano rassegnarsi che una storia così bella prima o poi deve finire.

Perchè il segreto dietro ad una bugia ben costruita e confezionata è proprio quello. E' tutto talmente ben pensato e ben progettato da essere così perfetto e calcolato da riuscire a stupire più della realtà stessa.

E lo sai. Scrivere una frase come quella che hai appena scritto agli occhi di chi non è ancora convinto che i giochi possano infondo essere cultura concorre ad eliminare la possibilità che queste persone possano anche lontanamente considerarli tali.

Ma il senso che volevi dare il discorso è un'altro. Il punto è che a quel punto non sarà dei bambini la colpa se rincoglioniscono di fronte ad i videogiochi. Questo the Last of Us sarà solo l'ennesimo nome da dare ad uno sconosciouto demone di cui si ha paura e che non si vuole conoscere. Ed il problema è proprio quello.

Perchè se si desse una possibilità ad un goco così, ad una bugia talmente ben fatta da risultare meravigliosa, forse, tanto per cambiare, ci sarebbe la speranza di capire quanto la grandezza e la creatività umana abbiano ancora da dare, e che magari, tanto per cambiare, di fronte ad un 'opera del genere si capirebbe meglio come il concerto di arte stessa si stia evolvendo, capendo un po' di più il mondo in cui stanno crescendo i nostri figlie e, per una volta sentendoci un po' meno dei dinosauri in estinzione noi grandi.

Voto: 5/5

Si, lo hai già detto, questa è un'esperienza che chi è affascinato da creatività, arte, horror, cinema non dovrebbe lasciarsi mai scappare. Una grande e decadente poesia di grande valore. Una grande opera umana atta a farci capire quanta bellezza siamo in grado di produrre.
E sto ancora parlando a voi, che i videogiochi li snobbate. per il resto, chi ha una play 3 o 4 e non ha questo gioco sapete cosa fare, tipo da ieri.



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