Un mercoledì da leoni
Sei veloce. Sei felice. prendi ancora velocità. Eri stupido ed incoscente. Sei stupido ed incoscente. Sarai sempre uno stupido incoscente. Il mondo ti guarderà sempre come lo stupido incoscente. Ti hanno guardato sempre così anche a 14 anni i tuoi, quando si chiedevano se, tanto per cambiare, potevi scegliere di fare uno sport diverso da QUELLA stupida tavola (o suonare quella musica orribile con il basso). Pensa ora a 40 se sapessero che stai ancora facendo entrambe le cose. Salti di gioia con il soffitto bassissimo: immagini tua madre si distenderebbe sulle rotaie. Tuo padre invece uscirebbe da un incrocio con il rosso in ora di punta con un cartello appeso al collo con scritto "Non è colpa mia, è figlio del postino, non gli ho fatto mancare l'affetto, ma non è servito a nulla"....
E non che ti sia riuscito benissimo lo skate. Non come gli amici con cui ti senti ancora adesso. Fino a che eri su ruote era difficile.
Ma non era il più bravo a fare la differenza. E comunque non eri male in fondo, anche se quello non c'entrava e non è mai centrato, perchè il punto era un altro. Tu eri realmente felice. E oggi come ieri lo sei ancora. che sia asfalto, onde o neve ogni volta sei solo. Non devi dimostrare nulla a nessuno. Tanto meno a te stesso. perchè sei felice.
Vivere la tavola non è solo un modo di passare il tempo. Non lo è mai stato, almeno non solo e non per te. Non è solo il ricordo di un'adolescenza come meglio non potevi augurarti. Dopo anni che, in svariate forme e misure continui a saltarci su, surfare per te è una filosofia di vita.
Una filosofia che, contrariamente ad ogni pronostico, sei riuscito a trasmettere a tuo figlio (ed in parte a tuo nipote), cosa che è veramente difficile a vedersi.
Raramente i nostri figli seguono i nostri passi. E nel quadro, IN QUESTO QUADRO, a maggior ragione, è giusto che sia così.
Ma quello che ami ripetere a tuo figlio non è quanto bene gli riesca scendere selvaggiamente dalle montagne con il suo snowboard. Quello che secondo te ha capito a 11 anni è il vero motivo portante della tavola. Essere ancora felici. E questa volta insieme.
Ed unitamente a questo, una cosa che hai amerai fino all'ultimo momento che salirete su quella tavola è che, senza spiegarglielo, si è innescato quel meccanismo nella sua testa per cui, per quanto ammaccato, tumefatto o pieno di botte bisogna sempre, sempre, sempre e comunque arrivare in fondo. Cadi, ti rialzi, ricadi e a botta calda arrivi. Sempre e comunque. Come deve essere nella vita.
Poco conta se non sentirai più la schiena o le gambe. O se il braccio ti si lusserà girandosi a 90 gradi dalla parte sbagliata. TU SEI ANCORA QUI. OGGI. con gli occhi lucidi. E fiero.
E' questa la magia. Quello è il tuo posto nel mondo. L'educarti dentro a quello spazio che ti chiede di essere rispettato quando ti prendi la responsabilità di entrarci va oltre agli altri sport. Perchè non è uno sport. E' Passione oltre alla passione. Dove non c'è competizione. Ci sei solo tu. E la tavola.
Avevi 9 anni quando hai visto la prima volta "Un mercoledì da leoni" di questo immenso John Milius.
Ovviamente non potevi immaginare nemmeno lontanamente le ripercussioni che avrebbe avuto nella tua vita. Forse il tuo retaggio non è nemmeno collegato a quel giorno. O forse si, chi lo sa...e per dove sei oggi, chi se ne frega.
Ma quel film, La storia di questi amici, della loro passione comune, l'alternarsi delle stagioni in quella struttura narrativa in quattro parti, ad oggi racconta una storia che ti fa riguardare al tuo passato con una gioia immensa. Gomiti lussati e tumefazioni a parte. E' un mondo in un margine talmente stretto che a ripensare ogni singolo momento non puoi fare altro che capire che, per quanto folli agli occhi dei più, certe scelte alla fine sono quelle giuste.
E benchè questi centoventi minuti corrano a volte lentissimi, a volte nostalgici attorno ad un fuoco o in una delle feste a sorpresa a casa del malcapitato di turno, o sulle onde impietose e furiose da dominare con quell'equilibrio interiore noto a pochi, vedere questi tre amici invecchiare in quel mondo così esclusivo e particolare ti fa ancora sorridere. Perchè tu sei quello.
E lo sono anche Matt Johnson, Jack Barlowe e Leroy "spaccatutto" Smith, che nei loro anni migliori vivono il momento e cavalcano l'onda, scrivendo nelle loro vite momenti memorabili, sempre seguiti dallo sguardo vigile e fraterno/paterno di Bear, l'uomo diventato assieme a loro leggenda e istituzione mondiale che, benche' burbero e immerso nella sua attività di produttore di tavole nel suo surf shop, trova sempre il tempo di stappare una birra, parlare con ognuno di loro nel momento in cui sopraggiungono le difficoltà e a dar loro le tavole migliori prima che i baldanzosi giovanotti della nuova scuola arrivino a prendersele senza meritarsele.
E un mondo semplice quello di Big Wednesday, ma anche complicato sotto il punto di vista dei rapporti interpersonali fra gli individui che gravitano attorno ai tre amici.
Un mondo fatto di bevute, risse, viaggi in Messico alla ricerca della prossima onda. Un mondo in cui ad un certo punto arriverà Il Vietnam a strappare in maniera crudele e spietata i giovani dai loro sogni spensierati sulle onde trascinandoli nella guerra e costringendoli a crescere in fretta, e laddove non tutti ci riusciranno loro tre torneranno sempre nella loro spiaggia, a surfare insieme o ad ammazzarsi di botte perchè in fondo gli amici si devono capire sempre, anche quando si urla o ci si incazza, ed alla fine dei giochi su quella spiaggia ci sarà sempre spazio per ritrovarsi in silenzio e sapere che l'unica, vera ed autentica soluzione a tutto è guardarsi negli occhi e capire in silenzio che il mare è li. I tuoi amici capiranno l'intima emozione che in quel momento ti riempie gli occhi di gioia. E tu sarai comunque solo e felice. Ancora li. Con la tua tavola.
Voto: 5/5
"Papà, l'avermi insegnato a snowboardare è una delle cose più belle che potessi fare. Grazie"
-Federico Dal Santo, Febbraio 2017
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