La 25a ora







Cosa succederebbe se ad un certo punto della vostra vita poteste scappare dai problemi che vi affliggono? 

Cosa se, tanto per cambiare, riusciste a darvi alla macchia facendo perdere le vostre tracce a familiari, amici e parenti perchè non ne potete più?

Tu non credi lo saprai mai. almeno in base alle tue convinzioni del momento. Sicuramente non hai (forse) problemi così grossi da decidere di farlo ora. 

Dove sarai quando paura, problemi, le cazzate che hai fatto, ti rincorreranno fino a logorarti le notti portandoti via l’unico momento di pace nella tua giornata, facendoti alzare la notte e cominciare a vagare nella città in cerca di qualche amico e/o locale aperto per bere e cercare di tornare poi a casa cantandoti da solo una ninna-nanna riuscendo, se sei fortunato ad avere una o due ore di sonno?


Cosa, quando dovrai lavorare anche la notte per pagare la tua esistenza e, anche se quello che fai ti piace, ma, sai che in cuor tuo è un mero specchietto per le allodole e, prima o poi nemmeno quello ti piace fare non ti restituirà la gioia di vivere di un tempo?

Vorresti scappare. Perché quando i problemi si sormontano quel tuo mantra “un passo alla volta” non funziona più. La tua auto analisi ti porta ad arrancare e, pur capendo i tuoi problemi, quelli di quelli che ti stanno attorno si sommano in uno schiacciante incubo.

Ma ferma tutto. Tu sei tu. Non che la gente si aspetti molto da te. Ma a parte quello dicono tu sia bravo. Ed è una grossa fregatura.

Perchè la tua bravura a resistere nonostante tutto non è la soddisfazione che ti basta. La gente ti guarda, dice di capire i problemi della tua famiglia, delle tue famiglie, e salvo qualche raro caso ti senti solo.

E questo perchè voi, cari amici, con il bene che vi voglio, ancora una volta, non siete me.

E questo lo sa anche Edward Norton, da sempre stimato in maniera incommensurabile da te dai tempi di quell'american history X, ma anche di quel grandissimo Fight club, che in questo film interpreta Monty Brogan, spacciatore e figlio di una famiglia irlandese che lo ha cresciuto con i sacrifici del duro lavoro.

Cosa è andato quindi storto visto che la mela, di solito, non cade mai distante dall'albero?
Secondo te nulla. 

Il punto non sono i suoi genitori. Il punto è che spacciare è più facile. Fino a che non ti beccano avere soldi a palate abbastanza da poter vivere da nababbo foderandoti la casa di cocaina e spacciandola un po’alla volta è come lavorare a nero e sotterrare in giardino i soldi in vasi di marmellata in barba all’agenzia delle entrate. Solo che si, la scelta di Monty è leggermente più illegale.

E questo lui lo capirà troppo tardi. E si sa, del senno di poi son piene le fosse. Ma fino a che ti va bene non te ne rendi conto.
Ma ferma tutto. La storia corre da Dio fra ellissi temporali, sana violenza da strada e spiegoni sulla vita del protagonista, sui suoi affetti e sul suo passato. E a permettere questo il fattore determinante a decretare un successo di questo film è Spike Lee, formatosi negli anni 80 e 90 tutti.

Perché lo Spike queste cose le ha viste. È cresciuto a pane e ghetto blaster, riuscendo ad incanalare la frustrazione generata da quel suo schivare pallottole e vedere violenza gratuita ogni momento in quelle strade che schiumano di ogni genere di violenza che magari ha preso alcuni dei suoi amici più cari giorno, dopo, giorno. Ed a quel punto o impari a nuotare o anneghi anche tu con loro.
Ecco, lui ha deciso di vivere, magari per raccontare quelle storie, farcele vedere e farci provare il più possibile qualcosa che ricorda la sua vita.
E il suo percorso lo porta a riuscirci eccome.

Perchè Lee è questo. uno schiaffo continuo alle nostre coscienze, una sorpresa continua, un introspezione ai suoi personaggi che ci fa chiedere cosa ci sia dietro alle storie dei personaggi minori e che non vengono raccontate, distogliendo la nostra attenzione dal quadro generale per poi portarci sul binario principale scagliandoci a terra con un sapiente colpo di scena che ci lascia li, sull'asfalto dove ancora la natura umana schiuma di disperazione fatta droga rabbiosa e di caricatori svuotati su un membro di una gang rivale, li, a pochi metri da noi.

Qualche anno fa su wired magazine Il regista ha predetto il futuro, dicendo che il futuro del cinema sarà fatto di film presi con gli smartphone. E dal suo punto di vista, oltre che essere tutto perfettamente allineato al Lee pensiero questo alla fine succede.

Perchè il mondo in cui viviamo è questo, e l'uscita dal concetto di film calcolato e pensato in ogni dettaglio per toccare quelle corde presenti a 9 su 10 di noi, la crudeltà di una scena ripresa li al momento e schiaffata di fronte a chi guarda rappresenta l'effettivo futuro, e se non abusata o utilizzata a membro di segugio concettualmente secondo te è il killer naturale di un cinema che sta comunque ricadendo vittima dei propri stilemmi.
E questo film in parte è così, anche se fatto in un tempo in cui non ci si pensava, assieme a tutti i film di Spike, nitida ed intramontabile fotografia dei nostri tempi.

Voto: 5/5

Releghi a queste ultime righe il talento della strafigherrima e braverrima Rosario Dawson e dei comprimari tutti, di QUEL soliloquio magistralmente commovente e delle trame secondarie che appunto distolgono momentaneamente l'attenzione da una trama princpale che già da sola bastava a giustificare il film tutto. Ma nel suo messaggio diretto Spike Lee è andato oltre con le sue scelte stilistiche istintive e adrenaliniche, immediate ma con un occhio al dettaglio. In alto i bicchieri, the king is, therefore we are.

 
 








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