Evergreen notturno protonico scritto come se avessi sei anni.



Da bambino ero a casa del Matteo, dove non si mangiava mai a pasto. C’eravamo io, il Matteo ed una dispensa che quando la aprivi sembrava un portale interdimensionale da dove cadevano scatole ammassate di girelle motta, macine del mulino, cioccorì e caramelle Rossana. Strana dieta, a casa del Matteo.



Un giorno, mentre ci nutrivamo davanti al suo commodore 64 salta fuori una cassetta copiata di un gioco che si chiama ghostbusters.




La mettiamo su ma lui non sapeva cosa erano i ghostbusters; a casa mia avevamo da poco un videoregistratore ed il primo film che avevo comprato era proprio quello!

E allora gli dico al Matteo che non è possibile, che la sua è la famiglia ricca del quartiere e che non si può non aver visto ghostbusters avendo due videoregistratori in casa, e lui apre la dispensa e ci barrichiamo in camera dei suoi che con la finestra chiusa sembrava un cinematografo con il letto pieno di briciole, con sua mamma che poi quando veniva ad aprire la porta sembrava un pigiama party e lei ci mandava via pensando a chissà cosa.

Quel giorno no, però. Il Matteo mi ha ringraziato tanto, perché non pensava che un film in cui questi tizi trovano la maniera di intrappolare i fantasmi potesse essere così figosamente mozzafiatante.


Poi, giusto qualche anno dopo, andavamo al cinema io e mio figlio al trentennale del film. Entriamo, compriamo tre manifesti, tre magliette, tre bicchieri brandizzati, tre di tutto insomma. E Federico mi fa: “ma papà, li compri anche per la mamma che non è venuta?” ed io “no, uno lo teniamo che poi si rivaluta e diventa il cimelio del trentennale e diventiamo ricchissimi” lui mi guarda (già al tempo molto perplesso) e mi dice “Ah! già! Che vuol dire rivaluta? E Tr--- tre---trenteANALE?”
Guardiamo il film, ci sfondiamo di popcorn e coca brandizzata (che è come la coca ma solo che costa di più perché è dentro al bicchiere dei ghostbusters) e mio figlio esce con il più bel sorriso del mondo, ed il giorno dopo mi ha chiesto una mano se era possibile per costruire uno zaino protonico reale e funzionante.

“Che ci vuole?” gli ho detto: “bastano un accendi gas, un po’di nastro isolante ed un filo di Rame”
Alla fine abbiamo fatto un rudimentale taser, incendiato quasi un divano (ma shhhhhh...nessuno lo sapeva fino ad oggiiiiii) ed anche se non faceva le lingue arancioni dei protoni "as-seen-on-tv" poi gli è piaciuto di più perché faceva gli agguati a me e Stefania puntandocelo sulle chiappe e facendo compiere a Dio svariate mutazioni per non contraddirmi quando gli parlavo dopo esser saltato dalla scossa. Poi lo ho requisito il simil zaino protonico ed è da qualche parte in garage e non salterà mai più fuori.


E poi niente, ogni tanto mi rimetto su il disco e tiro fuori una scatola di girelle motta ancora oggi, perché ancora oggi questo film fa la sua porca figura, e quando qualcuno non lo ha visto prima o poi glielo faccio vedere, "gli acchiappa fantasmi", perché i nostri figli non possono crescere senza sapere cosa è quel film.

E quando con Fede non sappiamo cosa guardarci, la scelta ricade su quello, su ritorno al futuro o su zombi di George Romero. Perché certe cose non tramontano mai, ed il tempo per mangiare una girella motta lo si trova sempre :)

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