the martian - sopravvissuto (glisceltidavoichepiaccionoame #4)




E rieccoci, cara generazionedidegenerazione che non siete altro.

Oggi scegli questo film perchè:

A- Lo ha scelto tuo figlio decenne che dopo averlo visto ti ha detto di recensirlo, tanto gli è piaciuto. E si, secondo te è un film che un decenne dovrebbe vedere, per cui, care minchiette della prima ora se non vi sta bene andate a giocare con le tagliole per orsi li, in ultima fila.
B- hai riguardato questo film più e più volte, e non ti capitava da anni che un film ti prendesse così.

C-Il film funziona, è bello e sa il fatto suo. Anche il Matt Damon, che con il solito intervento di un personal trainer (vi prego notatelo quando lo vedrete) ha variato il suo peso di un’imbarazziolione di chilogrammetri da inizio a fine riprese O_o

Detto ciò, tutti a bordo, Houston; decollo in 5, 4, 3, 2, 1.

Il film è molto ben fatto sin dalle prime battute. Questo mondo di uomini e donne coraggiosi che non perdono mai la calma (o quasi) in tuta spaziale, fra l’altro, (ma chi ti segue lo sa) ti ha sempre affascinato.

E questo equipaggio non fa eccezione. Forse, dici forse, uno dei più credibili mai trasposti su pellicola. A bordo o nei moduli si scherza, si ride, si scurreggia (che dentro alla tuta spaziale fa veramente epic fail), ma oh, nei momenti di tensione ognuno sa il fatto suo.

Anche perché parliamo di Marte gente. E quel rosso li non perdona. Rispetto al bianco asettico della luna ti ha trasmesso più tensione, più desolazione, punteggiando ed incorniciando un concetto portante già molto pheego di suo, ovvero: Cosa succederebbe se una spedizione perdesse uno dei suoi uomini e, pensando che questo sia morto ma non lo è, lo lascia li?

Quello che ti è capitato di pensare subito (come alla stragrande maggioranza della gente) è stato: e se capitasse a te? Probabilmente scorreggeresti nella tuta fino ad asfissiarti dalla disperazione.

Il Matt invece no. Lui non si da mai per vinto dal primo all'ultimo momento in cui i suoi amici (vai a fidarti, vai) lo lasciano erroneamente su Marte.

Lui fra l'altro è un fitologo. il migliore di Marte dice lui, dandosi una pacca sulla spalla durante un videolog, il suo unico amico che lo aiuta a restare sano di mente nel suo esilio forzato dalla terra (un po' come il Wilson di Hanks in Cast Away).

Inevitabile, per chi ha qualche primavera sulle spalle, ripensare ai riferimenti letterari, al Crusoe.

Ma qui gente non si scherza. Questo è Marte, dicevamo, e un isola spersa nel mare è solo addestramento da reclute al confronto.

Qui non ci sono solo le tempeste. qui il protagonista a a che fare con attrezzatura difettosa, tecnologia non pensata per funzionare in maniera ottimale per qualche mese, mentre lui sta già preparandosi al peggio dalle prime battute del suo risveglio. A conti fatti, infatti, prima che qualcuno si accorga che lui non è morto ma è ancora li, l'astronauta dovrà pensarle tutte e più di tutte su come procurarsi da mangiare in un pianeta che non da possibilità per la vita e lo sviluppo di essere vivente alcuno.

Il fattore sopravvivenza diventa tutto in questi 141 minuti, La vita a tutti i costi deve continuare e il fallimento non è un'opzione, perchè lasciarsi minimamente andare, in uno scenario come questo, per  Mark Watney (interpretato appunto da Damon) vuol dire mollare. Lui invece, cerca continuamente di trovare soluzioni, anche e laddove queste siano delle strampalate teorie sul coltivare patate in assenza di possibilità alcuna.

Personalmente trovi questo film di grande ispirazione. Dopo tutto ti ricorda chi sei e che, anche nei momenti più scoraggianti e tristi, infondo, nulla è mai veramente perduto, almeno fino a quando non ci si prova con un po' di convinzione.

Pensi al mondo che ti circonda, alle persone con cui hai a che fare e vorresti dire loro di guardarlo questo film. A tutti davvero, perchè è un bel monito su come affrontare le proprie paure, anche quando non pare ci sia via d'uscita. E' proprio a quel punto che forse vale la pena di trovare soluzioni improbabili ed impossibili. perchè ad ogni problema c'è una soluzione, altrimenti non è un problema, e per quanto folle o impensabile, l'ultimo disperato gesto che ci rimane è quello giusto.

Voto: 5/5

Andare oltre alle possibilità umane non è da tutti. ma ad ogni passo verso la speranza quello che si dovrebbe capire da questo film è che nulla, infondo, è insormontabile. E Mark, il protagonista, questo lo scopre con coraggio e determinazione. Bel film davvero.




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