Americani - il film






Lavorare oggi è una roba mica da ridere. I pensionati di oggi, quelli che (mamma e papà) ti dicevano anni fa che trovare lavoro è una cazzata e basta impegnarsi non la sanno mica tutta di come le cose siano cambiate. E non si prenda questa come l’ennesimo sfogo/piazzata del sottoscritto. L’economia è cambiata, lo scenario è cambiato, Noi siamo cambiati. Abbiamo dovuto riadattarci più spesso, essere flessibili di fronte ad un mondo che non è più quello di trent’anni fa.



E mentre capisci per l’ennesima volta che non sta a te spiegarlo a nessuno che non sia in grado di capirlo quanto sia difficile tenersi un lavoro oggi, noti con estremo dispiacere che in casa tua da quando c'è netflix non metti più su u DIVUDI' o i RAGGIOBLU'.

Per fortuna, ma dici per fortuna, La grande N on demand non è fornitissima in tutto e per tutto, e buttare un occhio con i tuoi amici del caso sullo scaffale dei tuoi supporti fisici (perché diciamolo, fenomeni senza tempo, il tuo retaggio analogggico non te li farà mai abbandonare) ti fa riscoprire di tanto in tanto queste chicche senza tempo.

E con questo “Americani”, a distanza di anni, riscopri una storia attualissima che, a questo punto, potrebbe essere tutta italiana.

Perché si, La vendita dei lotti di terra ed il ramo immobiliare tutto era un mercato che in quegli anni li si stava sviluppando ed al tempo stesso avvampando negli states, ma stava arrivando selvaggiamente anche qui da noi in maniera molto più prepotente, Ed oggi a riguardare quel film con i tuoi occhi scopri che forse il ramo immobiliare e lo stress di un settore in così forte ascesa non è il solo nell’epicentro del problema.

Perché si, dai tempi di quel film non c’era ancora la crisi, perché si, hai toccato con mano il settore mesi fa quando ti sei cercato casa, e perché si, Le possibilità pre-new-internet-economy non hanno fatto altro che ingigantire lo stress di chi lavora oggi. Ma il punto è: cosa siamo diventati nel frattempo?

Le risposta, manco a dirlo, è ancora una volta sotto ai nostri occhi.
Perché questo film, questi 100 minuti tondi tondi girati da James Foley (che sopravvive alla grande estinzione dei registi misconosciuti anni 90 per aver girato “50 sfumature di nerofl”) ci fanno capire che, alla base della richiesta di posti di lavoro c’è l’ennesima richiesta di capacità di adattamento verso chi il lavoro deve farlo. E fino a che hai trent’anni ci può anche stare.

Ma poi diventa difficile, perché hai figli, hai i genitori che ti chiedono aiuto, magari nel frattempo ti sei separato e quello che alla fine ed al tempo stesso in cima alla lista avrebbe bisogno di aiuto sei tu, che stai scrivendo. La tua ferma convinzione è che fino a che, guardandoti da fuori, capirai come non diventare del tutto un dinosauro destinato all’estinzione forse ce la potrai fare, a mantenere tuo figlio.

Ma tornando al film, quello che a secchiate violentissime ti viene gettato addosso, sono la disillusione che ci saranno sempre le dead lines, i tempi di consegna, la gente che ti chiede di fare cose che non sempre sai se saprai fare, ed in primis quello stress logorante a cui i protagonisti di questo film saranno sempre sottoposti.

Perché in qualche maniera quel mondo è il mondo di tutti noi, che nel frattempo si è evoluto anche in gente che tenta di fare quadrare i conti con le proprie partite Iva, ennesimo buco ed evoluzione verso la quale il sogno americano ci ha indirizzato senza passare dal via e ritirare le care e vecchie ventimila lire (ed alzi la mano chi non troverebbe comode anche quelle, in questo periodo)

“Americani” è una storia dura, fatta di persone che si danno da fare ma non sempre riescono, fatta di uomini divorarti dallo stress che non sanno più dove sbattere la testa in nome del settore privato, dove purtroppo non vengono premiate le buone intenzioni, ma i risultati. Ed allora le si devono provare tutte, comprese le pugnalate alla schiena dei colleghi.

Quello che ti rattrista davvero è che queste cose succedono, magari non dappertutto, ma succedono. E la tensione, in quella pellicola la si percepisce tutta, e nel dubbio di come andrà a finire, vista la china in cui si metteranno alcuni dei protagonisti,  c'e da restare attoniti e preoccupati pensando a noi stessi ed al futuro che, a questo punto, ci attende.

Voto: 5/5

Fotografia di un tempo non troppo distante che ritrae una realtà delirante e incapace di trovare una soluzione a dei problemi che avrebbero delle alternative, se solo ci fosse la lucidità di uscire dalla folle visione generale che tutti abbiamo ancora oggi sotto gli occhi, che ci viene mostrata da una società che ci ha educato a focalizzarci sui nostri risultati in base alla mera statistica, trasformandoci il più delle volte in dei numeri, e facendoci abbandonare il nostro valore più importante: la nostra umanità.


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