How to Clean Everything (lacolonnasonoradellatuavita #3)





Esistono, a tuo parere, gli album perfetti.

Per perfetto intendi che, ogni canzone, ogni accordo, ogni scelta fatta è esattamente dove dovrebbe essere.

Purtroppamente dischi del genere sono molto rari. Il perchè è presto spiegato. Gli artisti che si trovano costretti dalle major o dalle etichette discografiche a dover sfornare almeno un album ogni tot per contratto spesso non si prendono il tempo necessario a far maturare i pezzi di un disco al fine di produrre un diamante dalla giusta caratura. Se a questo aggiungiamo che un musicista produce i suoi album migliori fra i 20 ed i trent'anni (con le dovute eccezioni, certo) e che il reale talento è una ulteriore variabile  che cambia nel tempo e negli stati d'animo di chi scrive, capiremo che il disco perfetto è una utopica illusione.



E' per questo che nell'underground crescono gli artisti migliori.
Di contro, nell'underground non ci sono regole. I gruppi nascono come funghi, ed essendo senza regole a parte quelle che gli stessi gruppi si impongono nell'humus del sottobosco indipendente le idee di menti non contaminate prendono forma raggiungendo il giusto grado di maturazione.

Lo capivano questi propagandhi nel 1994, quando questo album uscì. E da allora, a parte le produzioni della fatwreck-chords la loro regola è stata quella. Non ci sono tempi di consegna sul lavoro. Il songwriting di un pezzo inizia, prende il suo corso e poi lo si registra. Ci volessero settimane, mesi, anni deve essere così. La canzone deve avere il giusto tempo di maturazione. Punto. Stop.

Alla base di questo pensiero il loro manifesto di vita: un impegno politico esemplare contro la globalizzazione, contro la politica e le multinazonali, che si è via via accompagnata ad una continua evoluzione che li ha portati sempre di più ad una brutale rappresentazione del mondo., vista con una maturità e sensibilità esemplari.

Considereresti questo “how to clean everything” come la scintilla che ha appiccato un’incendio sempre più esteso, o forse in maniera più significativa come un faro di speranza dalla grande cifra stilistica.

E se il buongiorno lo vedi dal mattino, a fronte di quello che questi Propagandhi sono diventati oggi non hai dubbi sul fatto che le scelte fatte in quel 1994 fossero un preludio che nel tempo, appunto, ha lasciato spazio a contenuti sempre più maturi, facendo però partire il tutto da una clamorosa entrata in cui avrebbero potuto entrare urlando messaggi molto più forti.

“How to Clean Everything” è un’ esordio ufficiale nel firmamento della scena punk hard core, figlio dei suoi tempi in cui questo genere dettava legge e rappresentava, in questo caso, un gruppo consapevole delle proprie potenzialità.

La copertina che non si prende troppo sul serio, una “this might be satire” (che parla di morbosi desideri sessuali ma non troppo) sono alcune parentesi in cui la band si racconta, a fronte dei profondi momenti di riflessione di una “Hailie Sellasse, up your ass” in cui il gruppo spara a zero su tutto e tutti indistintamente; una società ormai allo sbando, un’umanità distante come non mai da una vita dignitosa, un mondo per cui ormai è forse troppo tardi. Forse.

Il loro rifiuto di concetto di nazionalità, il rifiuto della cittadinanza li eleva al ruolo di fanatici dell’antifanatismo come forma di orgoglio e prevaricazione, portandoli ad essere appunto narratori credibili e, nella cornice del genere da loro scelta così contrastante con i valori di cui sopra, ilò risultato resitutito è molto più umano e confortante per chi ascolta, che forse alla fine condivide il loro quadro generale o è portato a pensare, avere un suo punto di vista, ponendosi domande pericolose e sentendosi una minaccia a fronte di chi non ha orecchie per sentire.

Voto: 5/5

Grande momento creativo per l’umanità secondo te. Ad un ascolto attento di questo album non si può non restare in qualche maniera ammaliati dal compromesso melodico delle sonorità degli anni in cui questo album è stato fatto. Quello che colpisce su più livelli secondariamente è la capacità comunicativa ed i significati altissimi che pur non prendendosi troppo sul serio introducono chi ascolta a smettere di tenere il tempo con il piede e di tentare di capire, di tanto in tanto, chi siano questi Propagnadhi. Bullseye!


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