Il seme della follia



Mia madre non voleva farmi vedere l'esorcista da bambino.
Certo, il motivo era ben comprensibile, ma va detto che:

A- appena potevi andavi dal tuo vicino di casa ricco che aveva un videoregistratore e bancali di videocassette registrate.

B- La lezione che ai giorni nostri trai è che, una volta visto il film forse non sarebbe più stato lo stesso (vista la agghiacciante fama che lo precedeva), al di la del fatto che secondo te quello è un gran film.

E questo ci insegna una grande cosa sugli horror; alla fine, che ti piaccia o no, è più quello che non vedi a fare effetto, e non quello che ti viene mostrato.
Cosa è successo quindi al giorno d'oggi, in cui l’horror viene trattato poco e male? Come mai oggi il concetto stesso di horror appartiene a film che passano come veloci meteore nelle nostre vite senza quasi destare la nostra paura? E vi prego, non mettetemi sotto agli occhi i soliti 2 o re mostri sacri, cari i miei scarabei stercorari che andate rotolando le vostre palline…..
Non serve certo andare tanto fuori costa per capirlo. "I giovani d'oggi hanno gli occhi di chi ha visto molte cose" Cantava un mio amico qualche tempo fa, ed effettivamente non c'è da dargli torto...
Del resto pensiamoci, pensateci, cari derelitti senza tempo che hanno vissuto l'horror in mezzo alle rotaie mentre questo passava: icone del genere come "l'esorcista", "la casa" (che certo, oggi non è invecchiato bene quanto il primo) o "la Cosa", (e nella casa faccio la mia cosa) oggi non riescono a trovare la loro controparte.
E si, va pure detto che salvo qualche raro caso (nella casa dove faccio la mia cosa a caso; ok la smetto, forse..) che oggi molti dei classiconi degli anni belli sono invecchiati pure male. Potresti fare una profonda analisi su questo. Ma anche no…
Detto ciò, non tantissimo tempo fa ti ritrovi fra le mani una copia di questo "il seme della follia" di John Carpenter, per gli amici Giovannino il Carpentiere, che, disceso da una lunga tradizione familiare di manovali, piastrellisti, falegnami (alcuni teorizzano che fra i suoi antenati vi fosse Gesù©, Quello vero) un bel giorno ha deciso di cambiare vita mettendosi a fare film di paura.
“No Giovanni, tu devi fare il muratore” gli diceva sua madre con lungimiranza negli anni 70 “Fra 20 anni la gente investirà sul mattone e ci sarà bisogno di gente come te.
I genitori parlano sempre per il nostro bene.Vedi mai…..
Ma Giovannino aveva il pallino della paura, del fare film da salto sulla sedia.
E così, da metà anni 70 a metà anni 90 il cinema horror godette di un florido periodo anche grazie a lui.
Grazie a film vari che spaziavano mediamente dall’azione all’horror il Giovannino si fece strada facendosi un nome di tutto rispetto (così su due piedi ti vengono in mente ed in ordine sparso “1997 fuga da New York”, “la cosa”, “essi vivono”, che stabilirono nuovi stilemmi e linee guida nei rispettivi generi.)

Certo, anche Giovannino fece i suoi passi falsi, ma celebriamolo per quello che; un grande precursore dei suoi tempi.
E questo “il seme della follia” ne è un esempio chiaro e cristallino.
L’anno è il 1994, gli 80 e i primi 90 sono stati uno sfolgorante caleidoscopio di paura per il cinema, e a parer tuo ci stiamo avviando verso un lentissimissimissmo declino dell’horror.
Quello che danno in tv e al cinema ti fa capire che chi fino al giorno prima si arricchiva con questo genere ora piange un po’il morto.
Analogamente al cinema anche il settore letterario ha il suo momento. Lo Stefano Re sforna romanzi horror come non vi fosse un domani, ed è in questa cornice che questo “il seme della follia” trae proprio spunto.

Il film racconta di uno scrittore di successo, che misteriosamente sparisce alla vigilia del suo più grande romanzo di tutti i tempi.

La cosa che inquieta fin da subito è che, ahimè, in questo suo libro viene raccontata proprio la sua sparizione.

Pensando ad un’abilissima mossa di marketing, l’agenzia assicurativa che copre lo scrittore manda ad indagare uno dei suoi più abili dipendenti, nel rischio di dover rifondere alla casa editrice mille-mila-milioni di pacchetti di big babol…..

solo questa premessa, senza ripensare a tutto il resto, personalmente ti gela il sangue nelle vene.
Giovannino carpentiere ha fatto una scelta giusta dietro all’altra con questo film, studiando tempi, riprese e scelte stilistiche varie dando sempre l’impressione che qualcosa stia succedendo (ed appunto, lasciando l’immaginazione e la paura dell’ignoto a chi guarda)
Oltre al genio indiscusso di Carpenter, comunque, l’ispirazione viene data anche dai racconti di H.P. Lovecraft, ma questo è un vaso di Pandora VERAMENTE GRANDE che non aprirai oggi.

Voto: 5/5


Paura vera. Terrore puro ad ogni momento di questi 95 minuti in cui i piani del reale e dell’etereo si mescolano creando sempre e costantemente un’inquietudine di fondo, e restituendo all’umanità quella che per molti è l’opera maestra di Carpenter.
se avete paura della vostra ombra andate. Non è cosa per voi. Ma se pensate che la paura sia il più forte dei sentimenti e che chi la sa maneggiare in un film meriti il vostro rispetto, la prima fila è vostra in questo sgangherato e decadente cinema.








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