Ciao, Stan. (lettere ad un amico#4)



Collassare sul divano in preda ad un periodo troppo difficile con tuo figlio che tenta di trascinare la tua carcassa semi putrefatta con dei corvi che ti stanno cavando le palle degli occhi nel cuore della notte sembrerebbe un’immagine che nella tua testa sia abbastanza tetra e significativa del periodo.

Nanetto questo non lo sa. Cioè lo sente. Ma nanetto è uno forte. Forse, come ti diceva mesi fa non vuole che tu soffra. Chapeau Nanetto. Ancora una volta mi fai sperare che, forse, con te al mio fianco, diventerò l’uomo che spero e che punto di diventare ogni momento.


Fra 48 ore la mia vita cambierà. Ancora. Ed è tutto troppo rallentato e difficile per passare oltre velocemente come ho fatto in questi mesi. Troppo doloroso. Perché lo è.

E prima di raccontare il perché ti svegli nel cuore della notte lì. sul divano. senza capire ne ricordare una well-loved. Senza ricordarti che tuo figlio intanto è andato a letto dicendo che ti aspettava li. Sul lettone. Devi andare li con lui. Lui ti aspetta. E sai che stringerti nello stesso mezzo metro ti aiuterà a passare anche questa. Nanetto non si lascia MAI da solo nel letto. Ne avete bisogno entrambi.

Ti alzi, spegni lo spegnibile e te ne vai verso il caldo dando un ultima occhiata alla notte fredda attorno a casa tua. Dai un’ultima occhiata al telefono che, per un motivo o per l’altro, ha sempre qualcuno che deve dirti qualcosa. Scorri i clienti senza guardare. All’una non lavori, almeno non per tutti. A domani, clienti.

Arrivi a Stefano, il tuo amico. Apri il messaggio, piangi.

Perché il periodo già ti sta riducendo ad una palla di moccio che crolla di fronte a tutto. Ma oh. Datemi tempo… è una questione di giorni. Poi ritorno quello di prima. Pezzo più pezzo meno.
Stefano ti dice che è morto “L’uomo”, il “sorridente”, come lo chiamano i suoi compatrioti. È morto Stan Lee.

Bene. Possiamo ricominciare.


 Ciao Stefano,

penso che, con tutto quel tuo gravitarmi intorno in questi ultimi mesi a questo punto non possa che scrivere l’ennesima lettera aperta a te, amico mio.

Innanzi tutto grazie per esserci stato. Ancora una volta da uomo a uomo non posso che constatare il tuo comportamento esemplare. Come ribadito più volte se tu avessi una figa ti sposerei. Ma da oggi no. Quando c’è la figa in mezzo finisce che va sempre tutto a puttane. Quindi restiamo così, due amici, due peni, due cuori, due capanne. (ndr per femministe che rischiano di mandarmi a fare in culo: S-T-O S-C-H-E-R-Z-A-N-D-O, per il resto continuate pure a leggere)

Ma oh, Grazie Stefano. Non solo in quelle serate bellunesi alcolico/deliranti. Ringrazierei anche il Daniele. Ma come sempre ci siamo io e te, qui, oggi.

Quanto avevamo, 14 anni, quando ci siamo conosciuti?? Bene. Cosa può sperare, uno come me, dopo così tanto tempo, se non di avere un amico con cui non sia mai passata la voglia di parlare di cose che ci hanno sempre salvato da tutto e da tutti? Credo che una delle prime nostre conversazioni ventisette anni fa vertesse proprio sulle idee di Stan Lee. Ci credi Stefano? Ventisette-cazzo-di-anni.

E quello Stan Lee lì (avrei voluto scrivere Stan Lee Lee, ma non credo che nessuno l'avrebbe capita), quell’uomo che cameo dopo cameo appariva nei nostri film preferiti, guardandoci crescere con il suo bel sorriso nei film di cui estate, dopo estate, dopo estate è morto davvero. Parlavamo del mondo che ha creato di fronte all’ennesima birra, intervallando le cazzate alle perplessità, alle preoccupazioni, a mia madre che sclerava e a te che trovavi la maniera di insegnarmi sempre qualcosa. Sui film eh! Non sulla vita. Ok..forse lì abbiamo avuto da imparare entrambi.

Certo che, come cazzo fai a saperne sempre di più su di me sul Marvel cinematic universe? No, non me lo dire. Tienitelo per la prossima estate. Anche perché, adesso che Stan è morto, sarà bello immaginarmelo li seduto in parte a noi, A darci lezioni di grafica, disegno, ed a chiederci cosa cazzo ne sappiamo noi, della sua vita. E dagli torto ad uno così.

Oggi lui muore Stefano, ma sai che ti dico? (e so che lo pensi anche tu, stronzo) la prima cosa che ho pensato, prima che mi venisse da piangere è stata quando questa mattina ho visto il tuo messaggio: Ma Cristo Dio, nemmeno il tempo di godersi quel fantastigliardo di dollari che gli ha dato la Disney!

E sai cosa? Mi scommetterei quei 12 scaffali di fumetti che ho in casa, che lo ha pensato anche lui, e giusto un momento prima di morire.

Perché la vita è così, segui un sogno, e se nel mentre lo realizzi poi sul più bello muori. Ringrazieranno i suoi parenti, spero. E spero che fra i milioni di pianti accorati nel mondo lui trovi un momento per ascoltarmi e farsi una risata al pensiero dell’ennesimo coglione che ha cercato qualcosa di diverso dalla sofferenza del fatto in se da dire...

Beh Stan. Se hai un minuto per noi passa a trovarci, l’estate prossima.  E
Raccontaci qualcosa che non sappiamo.
Cheers!

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