festa del papà tecnoratica 2.0 notturno



I più mi direbbero che sto educando male mio figlio. Forse qualcuno ha ragione, ma non tutti. Perché se ieri,  in una scena di questo nuovissimo  “love, death & robots” vedendo il pollice alzato nella carcassa di un robot lui  ha visto la citazione di quel t-800 in quel “Terminator 2 - judgement day", capisco che il suo immaginifico generale, il suo retaggio, il mondo di cui ama innamorarsi di quel nostro "fazzoletto di terra comune" e di cui vuole acculturarsi leggendo, guardando, giocando è mille spanne sopra alla media dei suoi coetanei. 


Non mostrare la bellezza di quel mondo pre-internet, di quei millemila mondi fatti di spade laser (emh… scusate, lightsabers, lightsabers!), androidi che sono più attaccati alla vita degli uomini, o di bambini che camminano sulle rotaie in cerca del loro coetaneo (corsi e ricorsi, forse fuori corso), o ancora quei maledettissimi omini dai piedi grandi che cercano di distruggere anelli nella più bella metafora della rivoluzione industriale che mente umana potesse scrivere, mi fa capire che forse non sto del tutto sbagliando. 

Si tratta della gloria umana, un continuo e glorioso festeggiamento che io e te celebriamo nel nostro mondo che nessuno (o veramente pochi) può capire, Federico. 

Magari un giorno leggerai queste righe di oggi, che mi hai portato quella birra con quel postit per papà “papa” Francesco, per ricordarmi che sono il tuo papà. 

Dopo che ieri, a lume di candela, celebravamo la nostra ennesima scoperta, Questo "Love, Death & robots" (tanto per cambiare, targato Netflix). E tu mi dicevi: “pà, ma come fai ad essere così avanti? Come fai a capire cosa piace a me? Come fai a stupirmi sempre?” [si, un altro GME© (Genuino Momento Emozione)]

Non lo so. Federico. La verità è che non lo so; cioè, no, aspetta si! il fatto è che, ovunque io vada, tu sei sempre con me. Mi guardo intorno, cerco di stupirmi a mia volta, guardando quello che mi emoziona, che mi lascia senza parole, e poi ti penso. Penso a come leggeresti quelle tematiche mature, ma anche divertenti. Quelle storie sul futuro a cartoni animati, quelle così uguali e diverse che molto tempo fa il tuo nonno paterno, a sua volta mi leggeva quando dormivamo insieme (che poi, nonno/papà, se passassi di qua a leggere, anche io vorrei chiedertelo; ma come facevi ad essere così avanti e a stupirmi sempre? GME© #2)

E sai, Fede, queste 18 puntate di dieci minuti me le sono RIguardate tutte e volentieri con te, ieri. Trattenendo le risate nei momenti che mi facevano pisciare sotto quando le guardavo il giorno prima, per non anticiparti nulla, (al contrario di come fai SEMPRE tu con me, quando le pheegate le scopri tu per primo e devi spoilerarmi tutto!), quando cominciando a vedere questa serie, nel silenzio malinconico del salotto ti pensavo. A quanto ti sarebbe piaciuto quello che stavo vedendo e che sapevo, avremo visto insieme, ieri appunto.

C’è chi, fra i "normali", mi direbbe che sbaglio a mostrarti una serie così, fatta di storie dove mostri, incubi tecnocratici 2.0, fantapolitica e di artisti devastati dalla loro folle ricerca della bellezza eterna sono argomenti forse troppo maturi per te.

Ma tu ci vedi le citazioni dei film di 20 anni fa! Ed allora chi è il genitore sbagliato? Loro che non sanno che stanno facendo perdere anni di cultura ai propri figli (compresi cinema, arte, libri, MOOSECA e storia umana) o io che vivo l’attimo, tentando di farti capire cosa è la bellezza e lo spirito di iniziativa umana (secondo me) a voler evolvere il pensiero umano, magari gettando le basi di un mondo che rincorrerà e idee di chi, oggi, riesce ancora a sognare ancora davvero?

Ancora una volta non lo so. Non so chi stupisca più l’altro a questo punto, se tu o io. Perché ritrovarti li, ieri sera, a ribadirmi che questa mini serie fa quasi sembrare Black mirror una roba vecchia mi fa ancora una volta temere e gioire di una connessione fra me e te che mi fa sentire vivo, felice, meno solo e compreso da qualcuno.

E che si tratti di film, cartoni animati, videogiochi o qualsiasi altra cosa ci accomuni, parlarne con te è davvero una delle più belle cose che potessero capitarmi da quando sono nato.



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