Povero George



Questa storia del cominciare a leggere mi ha fagocitato in maniera orrenda, e così, oltre alla posologia dello sciroppo per quella tosse per cui dovrò smettere di fumare, ho iniziato a leggere di tutto. Anche i cartelli stradali. E statisticamente guido meglio, incredibile!

Ma fra un fumetto di Batman che riscopro gloriosamente impolverato, ed un libro di poesie, passando per biografie di personaggi famosi, reincappo, a qualche giorno dalla festa del papà, in quella pila polverosa di libri di mio padre, quei tre volumi di cui lui, appunto, mi leggeva qualcosina prima di andare a dormire. Strano tipo mio padre. A 5 anni mi leggeva la bibbia. E per me che lo guardavo ammirato nella teatralità di quelle sere, mi pareva di assistere al più bel racconto fantasy di sempre (fino a che poi, un giorno, ho scoperto il signore degli anelli).

Poi a 8 anni, mio padre ha capito che, se mi piaceva il fantasy, forse ci eravamo mancati nel capirci. Ed un giorno, rovistano su di uno scaffale, tirò fuori una raccolta di scrittori di scuola Asimov che iniziava con questo Null-p. La vera grande storia di George Abnego e del mondo mediocratico.
Nel 1951, Philip Klass, sotto pseudonimo (forse per paura di ritorsioni, vai a sapere), teorizzava un mondo che si sarebbe appiattito nel nome della Dea statistica.

Nel suo racconto, George Abnego, uno qualunque, veniva rilevato dalle istituzioni preposte per rispecchiare in ogni suo aspetto (fisico, comportamentale, psicologico, di salute… e chi più ne ha…) la perfetta media nazionale. Fin qui tutto bene, per in nostro George. Non faceva male a nessuno. Il problema sopraggiunse quando nella media di un uomo perfettamente medio venne visto un segno divino, o una minaccia militare dettata al delirio di massa per destabilizzare la routine di tutti i cittadini medi e non nella media perfetta.

Allora la normalità diventa anormale. Ed ecco spuntare sette religiose, Uomini politici che si adoperano per l’ascesa di George (non quello dell’immagine di copertina, lo avrete capito a questo punto!) che se ne stava tranquillo, con la sua famiglia. Ed l’uom, dal nulla, diviene un fenomeno mediatico, tutti ne parlano, fino a diventare emblema nazionale per alcuni, e funesto presagio che, magari, Dio sia finalmente sceso in terra per punirci, o annunciare la fine.

Inutile dirlo, al tempo non capii mai i significati impliciti in questo racconto, ma la teatralità di mio padre fu coinvolgente (del resto, se fai piacere tutta la bibbia ad un bambino di 5 anni, qualche merito devi pur averlo, pà! ). Ma ritrovare ancora una volta quel vecchio volume impolverato, e riscoprire che il primo racconto era proprio quel NULL-P, da inguaribile romantico quale sono, ho avuto voglia di rileggerlo, se non altro per vedere il mondo con gli occhi del bambino che ero, e che era mio figlio l’altra sera, quando ci siamo ripassati in un’altra forma.

George Abnego non è altro che un profeta del suo contesto, l’ennesimo, e nel pieno fiorire del maccartismo, forse, uno pseudonimo e  una ”innocente storia si fantapolitica” non erano abbastanza per non destare curiosità ed ira del controllore supremo per iniziare l’ennesima caccia alle streghe.

Chi ha scritto quella storia non è altro che l’ennesima voce fuori coro che ha saputo vederci lungo, in un mondo in cui la ricerca finale del profitto devastava un economia nella fredda statistisca dei risultati. Quella voce alla fine, era l’ennesimo ponte verso il futuro, l’ennesimo monito al rischio di dover essere tutti uguali, ma nemmeno troppo, perché anche quello non va bene. E forse, dico forse, la paura di non essere capiti da nessuno, infondo.

Voto: 5/5

Una storia attuale, un racconto breve ed avvincente che, al di là della scuola Sci-fi ha dalla sua contenuti sociali, etici, politici ed un buon senso di prospettiva nell’aiutarci a capire, fra l’altro, chi siamo veramente. Per me, l’ennesimo lavoro ben fatto scaturito da un notevole impeto creativo/visionario con cui è stato bello confrontarsi a distanza di 32 anni. Grazie pà!

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