Hitch ed altre storie fantastiche




Racconterai una sola volta la storia che sentirete oggi. Perché non sei uno che ostenta più di tanto i propri fatti personali sui social cosi. Ma mai come in questo periodo più che mai cerchi di cogliere i segni che di tanto in tanto ti vengono dati e mandati dalle fonti e persone più disparate. E per te trovare questo film in una delle 5000 emittenti del digitale terrestre questa mattina alle 4 non è un caso. Forse ma dici forse ( 😊 ) potresti portare via un po’di spazio alla recensione finale. Ma abbiate pazienza. Questo è e resta il tuo blog. Nel bene e nel male.



Altro segno affatto trascurabile ma non troppo è stato controllare il tuo peso questa mattina.
95 chili.
Ma partiamo dai segni.
Due anni fa, verso le 5 del mattino, te ne uscivi dall’ufficio dove lavoravi alle tue aberranti visioni di conquista del mondo dopo 22 ore filate di lavoro. Era stata una giornata lunga. Il periodo era duro. Ma ti piaceva quello che facevi e ci stava. La vita ti poneva delle possibilità e tu le prendevi più che potevi.
Assieme a questo scambiare giorno e notte per la stessa cosa c’èra mangiare come e quando capitava.

Le tue giornate di lavoro passavano fagocitando qualsiasi cosa servisse, specialmente nelle ore notturne, a non farti addormentare. Quelle sere li bevevi litri di redbull.
A fronte di una soddisfazione lavorativa che toccava uno dei punti più alti della tua vita ti stavi distruggendo per la merda che ingurgitavi.

E quella sera li, dopo aver mangiato più del solito, uscivi aprendo il cassetto della tua scrivania e trovando un Ventolin, l’inalatore per la tua asma che non portavi con te da anni. Non sai perchè hai aperto quel cassetto che aprivi così raramente.

Ne capirai mai perché, in quel momento, hai deciso di prendere e metterti in tasca la medicina, cosa che per inciso non facevi da anni.

Lo avresti capito due minuti più tardi, perché quello che non potevi immaginare alzandoti dalla sedia due minuti prima era era che avresti dato di stomaco sotto all’ufficio, una volta uscito nel freddo siderale di quella notte. Alle 5 di mattina. Come un barbone ubriaco.
Sai fin troppo bene come si sta quando bevi tanto da vomitarti l’anima dalla disperazione. Non ti è successo  spesso (seh, come no1), forse una volta o due (seh, come no2). Quello che non sapevi era effettivamente come si sta  a vomitare da quanto hai mangiato male. E la differenza sta nell’acidità di quello che butti fuori. E scusatemi se parlo di vomito. Mi piace essere lirico ed onirico quando lo faccio.
Quella sera, a seguito di questo entrai in una crisi asmatica. Solo. Freddo. Paura.
Subito afferrai l’inalatore. Lo portai alla bocca. Diedi un paio di pippate per aprire i bronchi. Quell’affare blu, dalla quale uscirono 2 spruzzate e che poi smise di funzionare mi salvò. Con quelle due spruzzate.
Due settimane dopo ero da una nutrizionista. Mi disse che pesavo 156 chili stimati, perché la bilancia non mi teneva. Ma quella sera capii che doveva cambiare. Che non potevo continuare a distruggermi così.
Questa mattina pesavo 95 chili. Per strada c’è chi dice che posso fermarmi. Oggi si. Da oggi posso. Ma non ho fatto tutto questo per essere più bello, per piacere di più. L’ho fatto perché, mentre quella fredda sera sentivo le vene attorno al mio cranio restringersi perché non arrivava più ossigeno la prima cosa a cui ho pensato è stata mio figlio. Il mio Federico. Ho guardato avanti ed ho pensato che dovevo vederlo crescere. Avevo la responsabilità di crescerlo.

E non so se quello fosse stato un segno. Ogni tanto ci penso che qualcuno lassù ha guidato la mano ad aprire quel cassetto, quella sera li.
Ma il fatto che non fosse la mia ora è stato un sollievo troppo grande quando, dopo aver quasi perso i sensi e mentre cominciavo a vedere nero nel dubbio lo ho preso come tale. E da allora ho cercato di cogliere i segni attorno a me.
Il comune denominatore che ci porta a questo film è uno dei suoi protagonisti, Albert Brennaman, inguaribile romantico (come te direbbe qualcuno) interpretato da un convincente Kevin James, che in questi 120 minuti scarsi si affida a Alex 'Hitch' Hitchens, consulente detentore del segreto per conquistare tutte le donne, nella speranza di conquistare una donna bellissima ed irraggiungibile.

Le vicissitudini lo porteranno a provarle veramente tutte, poiché l’assistito di Hitch (in cui ti sei rivisto questa mattina mentre morto di sonno ti guardavi per la seconda volta questo film) è oltremodo fuori forma ed impacciato con il mondo in generale. E dagli anche torto. In  un mondo come questo dove l’apparenza è tutto, dove la sostanza viene sempre travolta dalla forma, il poveretto non riesce a spuntarla, e non solo con le donne. E benche’ il finale sottolineerà questo aspetto importante (ma che non spoilererai) tu hai riguardato questo film, manco a dirlo, con occhi nuovi.
Perché cambiare è dura, ma non lo si dovrebbe mai fare perché sono gli altri ad imporcelo. Quel giorno di due anni fa lo hai fatto per te stesso prima di tutto. E di quello che pensa il mondo di te prima ed adesso non ti è mai importato nulla.

Definiresti quindi questo film come una commediola dai toni vivaci che in realtà cela dentro di se degli interessanti spunti sul sapersi vendere agli altri, ma soprattutto sul fatto che questo sia giusto o meno.
L’autenticità, la trasparenza e l’innocenza sembrano essere ancora delle valide freccie all’arco di ognuno di noi.

In un mondo che segue delle regole estetiche e dei canoni sull’attrazione, pare che ogni tanto la spunti ancora chi lotta fino in fondo per trovare quel rapporto umano diretto che cerca. Anche perché il tuo nuovo me dentro di se sta ancora lottando. Come dicevi a qualcuno qualche giorno fa non smetterai mai di batterti per quello in cui credi. In un mondo in cui non c’è mai una seconda occasione di fare una prima impressione l’unica soluzione e restare fedeli a se’ stessi il più possibile, perché quella è l’unica maniera di arrivare all’unica verità possibile. Piacersi prima di piacere, guardarsi allo specchio senza vergognarsi, evolvere, passare oltre, e forse a quel punto, appena svegli e prima di pesarsi, specchiarsi e capire che forse ne vale ancora la pena nonostante tutto. E Tutti.

Voto: 3/5

Inizia come una commedia come tante. Finisce toccando quelle note giuste che servono a chi è ancora schiavo della sua immagine, del cosa pensano gli altri, di se’stesso.

Per inciso, tu non hai più avuto crisi asmatiche. Ma il ventolin lo porti sempre in tasca. E se lassù c’è qualcuno che quel cassetto che te lo ha fatto aprire, grazie.


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