L'uomo bicentenario






Sai già cosa ti diranno. Ti diranno che ti sbagli. Come sempre. Proveranno ancora una volta a metterti al tuo posto. Cercheranno di smontarti, smontare le tue convinzioni. E nella notte in cui il tuo viso (ovviamente felice, perché sei stato, sei e sarai sempre quello che ti piace essere e diventare CONTINUAMENTE) gli tornerà in mente mentre ti battevi per le tue folli convinzioni, loro ripenseranno a cosa ti muove, a cosa ti obbliga a tenerti le tue convinzioni e la tua voglia di vivere. E questo gli porterà via il sonno.



Perché non c’è cosa peggiore nel non capire il concetto di talento sprecato.
Si chiederanno perché ad un certo punto della tua vita hai alzato la faccia, perché proprio tu, quando tutti gli altri hanno le stesse direttive di vita: lavorare, servire, ed ancora lavorare. Giorno, dopo giorno. Ma tu no. Tu pensi al mondo come ad un posto più bello di come è ora. E non sei come loro. Come tutti loro.
Ed è dura. Perché la fuori, dove tutto è uguale, veramente pochi vedono la tua singolarità. Il che ti fa sentire solo ogni momento. Non eri stato pensato così. Tutto non doveva essere così. Doveva andare diversamente. Perché tu ora non solo sei diverso per loro.

Sei difettoso.

Sei strano, ed ancora una volta, non essendo loro, sei una minaccia. Una grossa minaccia. Perché sei felice di quello che sei. E Mentre loro ti ghettizzano, il vederti felice di quello che sei ti fa ancora più male, perché loro ti ghettizzeranno ancora di più per svalutare quello che a questo punto staranno invidiando di te. Ed a questo punto non sono più i tuoi simili a snobbarti, umiliarti, denigrarti.
Saranno quelli più in alto di te. Sono quelli che ti hanno costruito pezzo su pezzo.

Quelli come te non potranno mai capire come cambierai. Perché tu sei unico. E se le tue anomalie si chiamano creatività, fantasia, voglia di fare del mondo un posto diverso, più bello e migliore, e forse era destino che tu non fossi nato solo per servire i tuoi dei, o quelli che hanno giocato a fare gli dei e a fare di te lo schiavo.

Questo è stato il principale spunto di riflessione che hai avuto il primo giorno ti tanti eoni fa, quando, guardando questo film, hai riflettuto su più livelli ai suoi messaggi, snobbato dai più come “commediola vivace per famiglie”, ed entrato nel tuo cono attentivo per la sua matrice fantascientifica.

Ma ancora prima che essere tutto questo, conforme ai gusti ed ai punti di vista, questi 131 minuti parlano di Andrew, nato come schiavo androide dell’umanità ed affettuosamente entrato nella famiglia dei Martin, una famiglia come tante nei sobborghi americani.

Eh si, per carità, ammetteresti che i toni pacati e all’acqua di rose di questa commedia potrebbero contravvenire ai canoni classici della fantascienza, se non fosse che, al di là del concetto base della storia e di una discutibile trasposizione del futuro (che in realtà è già passato, essendo ambientato 13 anni fa!) in termini visionario/prospettici sul come diventeremo fra qualche anno, Questo film secondo te ha moooolto di più da raccontare.

Perché quel difetto di Andrew, quell’anomalia del suo cervello positronico non lo renderà solo più estroso e creativo. La libertà e l’istruzione impartitegli dal suo padrone, che con affetto lo tratterà negli anni come uno di famiglia e poi come amico e confidente, Faranno maturare in Andrew un sogno molto più grande: diventare un’uomo libero.

OOOK. Ti fermi. Lo fai per chi questo film non lo ha mai visto, ma con un monito grande così però.
Guardatelo gente. Mostratelo ai vostri figli perché questo film traghetta in sè dei contenuti maturi che vengono raccontati prendendosi troppo poco sul serio. E pensi fermamente che questo fosse voluto per spiazzare chi guarda questo film approciandosi in maniera frivola e semplicistica, con i suoi pop corn e spiaggiandosi sul divano in una noiosa serata d’estate.

Ci troveremo ancora una volta di fronte al concetto di uomo che gioca a fare dio, ad un nuovo concetto di famiglia allargata quando il concetto stesso di famiglia allargata doveva ancora entrare nella nostra cultura, ma quello che oltre a tutto questo ti ha lasciato balbo è il robot che, in maniera più umana dell’umano, vuole vivere ed amare la vita più di quell’umanità che lo ha creato e che già ha quello che Andrew può solo sognare. E questo suo sogno diventerà un ossessione tale da volerla perseguire in tutto e per tutto, essendo d’esempio a noi che sprechiamo ogni momento dando tutto per scontato.

Voto: 4/5

Qualche caduta di stile qua e la alla fine non intaccherà quello che secondo te è un film godibilissimo, fra simpatici paradossi imposti dalla logica robotica di Andrew e profondi e commoventi momenti di riflessione che getteranno luce sul reale valore della natura umana. Bello. E commovente.


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