Role models è una storia edulcorata di bambini abbandonati. Un tentativo di due poveri sbandati e fannulloni che, mettendo il loro culo nelle pedate, si trovano a scontare una pena facendo un lavoro socialmente utile per una associazione non-profit che li affianca a due di questi bambini. E se all’edulcorata e patinata comicità emmerigana si ride spesso e volentieri di fronte a questi 101 minuti girati da David Wain (regista ed attore di gran carriera) la verità che io personalmente ho colto è tutt’altra. Mi è capitato di pensare, in questi anni, a situazioni troppo difficili, variegate e complicate fra loro: ad esempio, nelle famiglie di cui ho fatto parte nel ruolo di papà, educatore, amico, cacciatore di zombies, bersaglio mobile e caposquadra di scorribande nerf, e UDITE UDITE, come adulto. La verità dietro a questo “Role Models”, senza che si debba leggerlo troppo fra le righe, è che, ad un certo punto della nostra vita, tutti cresciamo (Ma vaaaa?). Assumersi d