Una storia da raccontare - parte seconda



A che punto ero restato nell'altra storia da raccontare? All' EP con il Ponte degli Alpini di Belluno in copertina? Si, ero fermo li. Era una storia ferma a tredici lunghissimi anni fa. In cui sono cambiato, ma non ho mai mollato. In cui ho deciso di mollare alcuni ed alcuni hanno mollato me. Ma io con me stesso no. Mai.

Vorrei solo che tutti vedessero la mia faccia oggi, però. Vorrei provassero quello che sto provando oggi, che questo album “quasi” completo ha visto, finalmente, la luce. 

Cosa rappresenta questo momento per noi, Ishwara? Credo si tratti di qualcosa che era restato in sospeso. E ci è sempre restato lì, sul groppone, come una scimmia rumorosissima in casacca che sbatte dei piatti mentre passa la parata, a ricordarci che non si lascia mai un disco in sospeso, come la vita. E da oggi, al di là del dopo, se ci sarà, abbiamo fatto pace con la scimmia. Un lungo percorso in cui, forse, avevamo perso le speranze. Ma bisognava farlo. Come un film a budget ridottissimo che va fatto a tutti i costi, e poi, magari alla fine, è Ed Wood a firmarlo. 

Ed era tutto li, pronto ad essere pubblicato, con gente che, tredici anni fa, arrivava quasi a scommetterci oltre a noi, che poteva funzionare. Poi, inutile dirlo, mille cose a pioverci addosso. Ognuno per se, Dio per tutti. La vita non aspetta.

Ma lasciamoci dietro i tempi difficili o in cui non c’era tempo per continuare.
Oggi la minoranza rumorosa ha riacceso la giostra. È un po’malandata e cade a pezzi, ve lo concedo. Ma non lo era anche quella volta? C’erano scelte nel voler iniziare il prossimo giro? Ed oggi, con qualche pezzo in meno e qualche chilo di nastro adesivo in più, ha senso fermarla?

Decisamente no, almeno per quello che sento nelle cuffie, mentre scrivo. Perché quelle duecento e trenta battute al minuto che tengono in piedi questo disco la fanno correre ancora bella veloce, quella giostra. E mi piace ancora saltarci su. Perché se tutto intorno a me ha cominciato ad andare veloce e a non aspettarmi, almeno provando a starci sopra con i miei amici e ad andare ancora più veloce, so con esattezza cosa succederà.

Lo so perché è sempre stato così. Perché, se sui nostri cavallini che, lì sopra, vanno su e giù, andando più veloce di quelli che ci guardano intorno, sembrerà quasi che il mondo attorno a noi sia rallentato, permettendoci di tirare il fiato, di pensarci su, di riflettere, e magari scriverci su la prossima canzone. Ma soprattutto di staccare, prenderci il nostro tempo, e capire che la musica, quella di questo “Follow the rabbit” è, per ora, il nostro climax, la nostra maturità musicale, ma soprattutto, nonostante tutto e dopo tutto, la nostra salvezza.

Grazie Davide, Jacopo, Matteo e Diego; a tutti gli altri, buon ascolto. Siamo ancora qui!

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