Detroit becomes human (ps4)



Prendiamola alla larga. Ti capita di sentire sempre più persone incazzate sul fatto che non trovano lavoro in Italia. NO. NON STAI PARLANDO DI TUTTI GLI ITALIANI FRA I 20 E I 40 ANNI. Ci sono anche quelli che lavorano chini sul fatturato.
Ma provi un approccio diverso dal tuo solito momento in cui stacchi biglietti ed alzi il sipario sulla tua vita. Capita che quello che pensi e dici possa essere già di suo imbarazzante e provocatorio, ma sai che hai iniziato malissimo. 




Poi giri per la tua bella città (quella che ti ha adottato negli ultimi 14 anni) e vedi foglietti appesi con gente che scrive in un italiano improbabile che cerca impieghi come badante, domestica/co ed attività affini.

Finisci qui il discorso prima che i soliti precisini della fungia comincino ad inondarti di insulti. Che ognuno tragga le sue conclusioni. Tu le tue le hai tratte molto tempo fa. (e chi ti conosce le sa, senza che tu stia a disegnarti sulla schiena l’ennesimo bersaglio#1)

Perché cari fenomeni senza tempo, quello che ignorate completamente è che questo problema è destinato a sparire. E non per dei soldi che un certo reddito di cittadinanza ci farà avere (bersaglio#2). Ma perché il nostro futuro sarà affollato da multinazionali che inonderanno il mercato di androidi che, ad un certo punto, saranno nostri schiavi.

Con queste premesse dovresti, dici dovresti, dire che quest’opera della software house “Quantic dream” rappresenta la sua opera omnia. Dici dovresti perché effettivamente lo è. E quindi? è davvero il colossal che ti vendeva la pubblicità? Mah....Meh... Mih....

Fin dalle sue prime battute infatti questo gioco si presenta come un film interattivo. Questo dovrebbe far ben pensare le generazioni che sono ferme alla televisione classica che i tempi cambiano. Ma non ti getterai nell'ennesima crociata a favore dei videogiochi (bersaglio #3).

Dovresti parlare di quel futuro dove gli androidi ci aiutano. A noi, umani sempre più abituati a dare tutto per scontato. Per un momento poi la tua memoria torna "alla sposa cadavere" di Burton, collegando questo e quello con un filo di lana come nella ricostruzione di un crimine su una tavola di sughero. Perchè senza bisogno di un coroner, di uno psicologo che stia li a spiegartelo o del tuo medico generico quello che salta fuori in questa esperienza è fin da subito lampante: Il futuro è oggi.
Quello dei black mirror dove la tecnologia è raffigurata come il monito a diffidare di tutto e tutti, quello di google home che è ancora visto come inquietante.

Ma nella Detroit del 2030 questi sono solo frammenti di un passato remoto. Perchè In quel futuro li a Detroit ci sono gli androidi a fare tutto, sostituendoci in ogni genere di lavori, impigrendoci, e diventando meno vivi di loro, come succede per i morti de “la sposa cadavere, appunto”.
E’ principalmente questo il messaggio che questo gioco ti sta lasciando mentre lo giochi. 
Ancora una volta, il futuro imminente è la disperata prospettiva che "Detroit: become human" possiamo sperare di non diventare.

Scavando più in profondità arriva tutto il resto, cadendo assieme a questa umanità che sta tentando di raccogliere le sue macerie in una città dove la notte solo i derelitti restano per strada. Ai margini di questa società dove il coprifuoco è dettato dai più bassi istinti di sopravvivenza di chi resta nelle strade la notte, gli androidi come dicevi fanno di tutto.

Assisteremo infatti alle vite sintetiche di Connor, Kara e Markus.

Connor è un poliziotto che all’inizio si occuperà delle trattative con un sequestratore, ma darà anche a caccia ai devianti, ovvero gli androidi che usciranno dai binari per svariati motivi;
 Kara è una baby sitter e governante che si prenderà cura della casa di un poveraccio affetto da sindrome depressiva a seguito di una dipendenza dall’alcol e di una vita andata a rotoli.
Markus è il governante di una casa appartenente ad un anziano appartenente al ceto alto della società.

Questa chiara distinzione dei personaggi getta luce sulla scala sociale di questa futura Detroit, dividendo orizzontalmente la timeline della trama che a tratti subirà dei punti di giunzione facendo incontrare i tre. L’analisi sociologica di come questa realtà è, nel bene o nel male, organizzata. E loro, i cari vecchi “lavori in pelle” tutti, sono l’anello finale della stessa.

Loro non hanno diritti ne’ possibilità di ribellarsi, almeno fino ad un certo punto in cui diventeranno devianti, passo evolutivo cui tutti e tre potranno fare a seconda delle nostre scelte. Benchè soggetti alle tre leggi della robotica postulate da Isaac Asimov, infatti, ci saranno dei momenti in cui queste intelligenze artificiali non potranno subire i pestaggi, le angherie e le cattiverie di noi umani.

Non potrà Kara
, l’unica donna dei tre, che non sopporterà che il suo padrone, perennemente allo sbando ed a cui non resta altro che bere,  massacri di botte sua figlia, ponendo come catalizzatore la violenza domestica per distogliere l’attenzione del che fine abbia fatto la moglie e mamma della piccola.

Non potrà Connor, che sarà perennemente valutato inadatto a trattare con dei sequestratori umani, perché lui non è umano.

Ed infine non potrà Markus, diventato negli anni amico, confidente, governante della casa di questo anziano costretto sempre a letto, con i suoi parenti appollaiati intorno allo stesso in attesa della propria fetta.

E’ un mondo visto da delle prospettive più umane dell’umano, quello di questa Detroit. Ci saranno dei momenti investigativi o dei momenti in cui dovremo cercare di non far esplodere la collera di qualcuno trovando la risposta giusta da dare.

 Ma la costante tensione presente di continuo ci terrà sulle spine di una realtà che ci farà sentire a noi umani come quelli difettosi, in perenne confronto con le logiche binarie e lineari della nostra discendenza, quella oltre ai nostri figli. Quella che si prende cura di noi, che ci racconta le storie e che, senza battere ciglio, morirebbe per noi.

Voto: 4,5/5

Il 4,5 è perché non ti piace il genere dei film interattivi. Saresti più da sandbox. Di “Quantic Dream” hai adorato “Beyond – Two souls” ed “Heavy Rain” che già fin dai tempi di ps3 ti non potevano passare inosservati. E ad ogni modo è un tuo parere. Ed i pareri sono come i buchi del coolo. Ognuno ha il suo. Per il resto tematiche come la violenza, la paura del diverso ed il razzismo, il delirio di onnipotenza dell’uomo e quel suo volersi mettere al posto dio con il suo futile libero arbitrio in questo gioco vengono trattati con una triste e poetica sensibilità che a tratti commuove.





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