The game - nessuna regola
Uscire dai binari fantasciezi in questo periodo è una croce grossa così. Il rifugiarti in tale genere è come entrare nella Tendy Motta che avevi da bambino, quella che ti arrivava a casa dopo che eri ingrassato per due o tre anni ed accusando problemi di diabete a 7 anni mangiando girelle motta anche a pranzo e a cena. Tu entravi ed eri felice. Ah, la tendy motta.
Ad ogni modo ti fai forza, distogli lo sguardo ed esci da una buca per entrare in quella dell'autoanalisi. Perchè questo "The game" ti fa pensare inevitabilemnte ancora una volta a tutta la finzione che, di volta in volta, in questo periodo ti si va parando intorno.
Perchè "The Game", il gioco, questo è, un nuovo (vecchio, visto che il film è del 1997) metodo per intrattenere qualcuno a sua insaputa. Cioè spe...ferma. Tizio regala a Caio l'invito al gioco che non sa cosa è. Della serie che se lo regalassero a me durerebbe 10 minuti ed ammazzeresti qualcuno. Ma questa volta serio eh, non come l'altra in cui il tipo sbotta e ritieni giustoche poi faccia una strage che poi tu non faresti mai. Perchè secondo te regalare questo gioco a qualcuno è proprio da stronzi. Ma è bello. Un’ imperdibile stronzata, insomma.
In cosa consiste questa imperdibile stronzata? Presto detto: la definizione viene fornita al protagonista da Jim Feingold, il dottore della società creatrice del gioco che visita Nicholas Van Orton,il nostro well-loved, nella fase iniziale di adesione al suddetto gioco. Il dottore infatti gli dirà che lo scopo del "game" è "fornire ciò che manca"
Ma cosa può mancare a Nicholas, multimilionario che ha già tutto? Semplice: L'umanità; un'umanità che ha perso per la vita non sempre facile che gli si è parata davanti. Tragedie familiari, una vita di logorante lavoro in cui con la sua faccia di bronzo ha dovuto surclassare avversari e togliere di mezzo amici, una solitudine che va oltre all'affetto dei pochi che lo amano (il fratello Sean Penn, la ex moglie che prova un rispettosao affetto nonostante tutto) hanno reso il protagonista un apatico stronzo di proporzioni epiche. Del resto nel suo mondo, quella prigione costruita fra l'ufficio della multinazionale di cui è socio fondatore e la tenuta fantamegagalattica dove è cresciuto e che nel tempo è diventata la sua prigione dorata della è facile perdere la propria identità, ormai orientata al fare paccate di soldi.
Non la penserà così suo fratello, che gli ripiomberà con questo regalo inaspettato. Da li in poi Il Signor Van Orton entrerà in questa fiction costruita, impacchettata e preparata su misura solo per lui. Non capirà più quando il gioco sarà reale o no, finendo poi per.. ah no. non lo puoi dire.
Basti sapereche il gioco è pensato per far provare emozioni basate sui traumi della vita di ognuno di noi. La CRS, ditta che organizza il tutto, ci studia segretamente, ci googla, prende informazioni su di noi (dal tipo di caffè che beviamo a quanto spesso e con chi facciamo sesso, passando per conti bancari e dipendenze e/o vizi) e ci costrusice intorno questo mondo che dura il giusto tempo per ognuno di noi. Lo scopo? Guardatevi il fim, cazzoni.
Analogamente a lui, però, questa mescolanza di piani reale e voluto spiazza anche chi guarda incredulo, come è giusto che sia, chiedendosi se questo o quel dettaglio è voluto o meno.
Questi adrenalinici 129 minuti diretti da David “ve la spiego io la natura umana” Fincher scorrono veloci fra colpi di scena, rivelazioni pericolose creando quell’equilibrio instabile che tiene la tensione bella alta che da una scala da 0 a “vi ammazzo tutti brutti stronzi” raggiunge il massimo.
Voto: 5/5
Riguardare questo film con chi non lo ha mai visto salva la serata, da sconsigliare ai casi umani disperati che meditano il suicidio.
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