Propagandhi -Victory lap (la colonna sonora della tua vita #8)



E' stato facile, a suo tempo, recensire quel bellissimo "How to clean everything" che ha riempito le tue scorribande bibionesi di gioia e ribellione . Scanzonato, a tratti divertente ed irriverente, intervallato da pochi testi di stampo adolescenziale, tentare di capire questo quartetto canadese era una questione di tempo da trovare per scrivere qualcosa che stesse in piedi su un disco che hai ascoltato migliaia di volte.



Ora però i ragazzi sono cresciuti, sono uomini fatti e finiti, e gli anni hanno caricato sulle loro spalle una consapevolezza ed una maturità che ti fanno paura.

Perchè tu sei  l'attuale ultimo (o quasi) anello della catena dell'industria discografica. Tu sei il fruitore finale. E a 40 passati non sei certo il tipo che ascolta una canzone tanto per fare. Come in tutte le scelte che fai la tua sete atavica di conoscenza cresce di giorno in giorno.

Hai una sete di vita che non basterebbe un pozzo a colmarla. E pensare al mondo in cui vivi, trovando negli anni gruppi che evolvono così rappresenta un riempitivo per la tua mente (e del suddetto pozzo) di cui ora non puoi più fare a meno.

E questi Propagandhi non sono quelli di anni fa. Questi non sono fatti per piacere alla gente. Quando nel 94 debuttarono sotto fatwreck la musica era diversa. più melodica, più orecchiabile. Oggi no. Loro sono arrabbiati. E quello che suonano è da intenditori. Magari non tutti possono capirlo. Quando il messaggio perfetto è fatto di commossa consapevolezza, di abusi di potere a vari livelli, di impegno politico o del mondo come sistema capitalistico allo sbando sono due le cose: O trovi la migliore maniera per raggiungere più gente possibile, o te ne sbatti e parli solo ai più intelligenti. Ed è questo che ti fa tanta paura. Perchè tu non sei intelligente nemmeno lontanamente come loro. Tenti di capire (con il minus del gap linguistico) ed a tratti ci riesci, poi ti fermi, googli quella parola o quel nome di multinazionale e capisci di più. Oh, almeno ci provi. E pensi che per loro la tua buona volontà sia già un buon inizio.

Perchè alla fine dei giochi, questi sono i Propagandhi a trent'anni dalla loro consacrazione.
Sono una lettera di scuse di un ufficiale dell'esercito (quale? ma ha importanza?) per aver silurato nel cuore della notte il nemico ed i civili lungo la costa e che sente riecheggiare le urla distanti nei suoi peggiori incubi; sono l'ennesimo monito agli imperi di oggi che presto bruceranno non lasciando scampo a chiunque tenti di scappare da quella stessa ragnatela dove stava bene invischiato.

Gli interessi economici che comportano grandi sacrifici umani, laddove nessuno guarda perchè ha il piatto caldo davanti a se' sono semplicemente la bomba a tempo che esploderà in faccia a chi non ha più spazio per le orecchie e gli occhi (ne' per un cuore), facendosi guardare dal basso come un mostruoso abominio figlio del suo contesto.

E la musica è l ennesimo vestito cut-to-fit a quello che dicono, completando il tutto a tutto tondo e restituendo un disco con due palle grosse così, fatto da gente che (come te) ha sete di capire e conoscere, nonostante i 30 anni e i soldi siano arrivati da quella fat wreck chords che ha creduto in loro come se non ci fosse un domani, con la consapevolezza che li porta avanti in un grande e difficile manifesto sulla resistenza umana, pensando che forse quel domani rischia di non esserci davvero.

Voto: 5/5

Ancora un grande messaggio per molti ma non per tutti. Per chi non ha bisogno di apparire e sa ammettere quando le cose stanno ammerda. Ed a quel punto non resta altro che rimboccarsi le maniche e guardare oltre al proprio prato fiorito. immergendo le braccia fino ai gomiti.

Buon ascolto

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