Gunny




C'è una cosa che hai sempre pensato di Clint Eastwood attore, ed è che nella sua carriera ha sempre avuto quattro espressioni base; con il cappello e senza il cappello (per i western) con gli occhiali e senza gli occhiali (Dirty Harry).

In questo “Gunny” qua invece, lui ha un’espressione nuova: indossa la stupida militare e la crema mimetica in viso.

Fatta questa doverosa introduzione, Questo film precorreva di un solo anno Il gloriosissimo Full Metal Jacket di kubrik, film che poi oscurò la fama del sopra citato film. Ma questa è un’altra storia.

Paragonare questi due film è, per molti aspetti impensabile. Il nome di Kubrik è, in ogni cosa che fa, già sinonimo di “brutti-idioti-questo-è-un-mio-film-guardatelo”, ed essendo un regista non c’è partita. Forse lo ha capito Eastwood qualche anno più tardi quando si è messo dietro alla macchina da presa e ha sfornato dei capolavori dagli altissimi contenuti e dall’ineccepibile qualità.

Cosa è quindi questo Gunny e perché secondo te è importante?
Di sicuro si può affermare che questo film si può definire uno dei capostipiti del cinema moderno di guerra per un punto fondamentale. Per la prima volta (o forse fra i pochi film ad averci pensato prima), secondo te, vediamo un film di guerra che non parla della guerra. Non lo fa almeno, fino ad un certo punto, poiché si parla di guerra nel climax finale, ma per ¾ buoni del film l’attenzione è incentrata verso la caratterizzazione dei personaggi durante le fasi del loro addestramento. Ed a livello narrativo questo tu lo adori. Perché per un attimo vedi, ragazzi, spacconi, reietti della società e giovani ragazzi padre arruolarsi e fare questo servizio di leva per raccimolare due soldi. La compagine di questi idioti fannulloni funziona alla grande, persi nel loro assenteismo e nella loro nullafacenza da caserma, forti del fatto che il loro addestratore, prossimo al congedo, li lascia nell’oblio del dolce far nulla.

Ed è a questo punto che arriva il GUNNY. Soldato pluridecorato la cui missione è rimetterli in riga, reinquadrarli e prepararli al peggio (they call it war, BABY!)
Lo spettacolo scorre veloce fra spietati maltrattamenti di quest’ultimo verso i cazzoni sottoposti che, nonostante tutto accettano la subordinazione. Fra sfumature da telenovela e siparietti comici, il film si prende a tratti sul serio dando spunti di riflessione del dove finisca la finzione ed inizi la realtà del mito da caserma americano.

Purtroppo, ahimè, questo film ha qualche peccuccia. Nel suo prendersi a tratti un po’per il culo a tratti non mostra la guerra per quello che realmente è. E l’apparente sofferenza di chi si sacrifica per il proprio paese a riguardarlo con il senno del poi-full-metal-jacket sorridi fra te e notando che poi, per certe cose, questo film qua poteva invecchiare un po’ meglio. Speriamo in un remake, che vanno tanto di moda!
Scherzavo deboscia, scherzavo.

Voto: 3/5
Film discreto, ma con il senno di poi forse non proprio riuscitissimo per alcuni aspetti. Il Tempo è passato. E il Clint ora lo ammiri nella sua grandezza di regista. Ma resta pur sempre un grande attore.

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