Satanic surfers - Unconsciously confined (lacolonnasonoradellatuavita #1)
Oggi va così. divorato saltuariamente e ciclicamente dal capire quale sia il tuo posto nel mondo ti rifugi negli anni belli (che sia chiaro, cerchi di riportare in auge con quel progetto musicale saltuario-e-non-prendiamoci-sul-serio-che-hai-40-anni-per-queste-stronzate) quando tutto era così lineare rispetto ad ora.
Di cosa parli oggi? Ah si. da oggi tiri in ballo "la colonna sonora della tua vita" tirando fuori dalla tua fortezza della solitudine un disco di tanto in tanto.
Mmmm… partiamo dalla parte introspettiva. Dove eri nel 2002?
Ah si. Il 2002 era un anno molto strano. Nel pieno dei tuoi 25 anni le tue giornate scorrevano senza troppe preoccupazioni fra un turno da Mc Donald’s, una skateata con gli amici e il tuo gruppo dell’epoca. A riparlare di queste cose ti ritornano in mente un sacco di brutte cose di quegli anni e degli anni a venire, ma hai ancora in mente dei momenti meorabili in cui cercavi di fondare un'etichetta discografica (Giuri) o organizzavi lannate mostruose e devastanti in taverna da te in cui partecipavano persone sconosciute che stappavano birre e fumavano cose impossibili.
In realtà per però, conoscevi questi Satanic surfers dal 99, ma non te li eri mai filati seguendo compulsivamente la scuola americana della scena. Errore madornale. Poiché solo tre anni dopo capivi la personalità e l’interpretazione di un genere da parte di noi europei quando tentiamo di fare qualcosa come lo farebbero gli europei.
Loro, i Satanic, questo lo avevano già capito dall’89, quando la band si formò in Svezia. Come molti della loro scena (e differentemente dagli amici Statunitensi) Lo stile Nord europeo li portava a sviluppare pezzi molto più malinconico adolescenziali dalle tematiche piuttosto mature.
Inizialmente scartato a piè pari ma poi rivalutato nel tempo, questo disco rappresenta il penultimo della loro carriera ufficiale. Ognuno dei componenti poi ha intrapreso strade, gruppi e destini diversi, intendendo uscire da una parentesi delle rispettive vite di ognuno, ed evitando di essere fagocitati dal mainstream della musica.
Questo non fa confermare la grandezza di un gruppo che con questo disco, raggiunge il perfetto equilibrio fra sound veloci ed incazzati alternati a momenti più musicali e maturi, dovendo rendere conto solo al loro gusto personale e fregandosene del parere altrui.
Il resto è storia. E prima di cambiare troppo hanno voluto
farsi ricordare con questo penultimo disco con una fotografia, nemmeno troppo
stinta e slavata, che alla fine li ha lanciati nella memoria eterna di duri e
puri.
Voto: 4/5
Questo disco è un punto di passaggio per degli individui che
avevano ed hanno ancora molto da dire, solo che al posto di permettere al mondo
di entrare nel gruppo e distruggere ogni cosa cambiandola la scelta è stata
quella di lasciarci questo monito a ricordarci come eravamo, e che forse certe
cose non dovrebbero cambiare proprio mai.
spotify:album:15B9KFKw6y4yI7mEOmInQ8
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